Per combattere il M5s, il Pd usa gli stessi metodi dei grillini

Le polemiche attizzate soprattutto del partito democratico contro l'amministrazione capitolina conquistata dai 5 stelle hanno un carattere particolare

 di Sergio Soave Italiaoggi 17.8.2016

Le polemiche attizzate soprattutto del partito democratico contro l'amministrazione capitolina conquistata dai 5 stelle hanno un carattere particolare, sono intrise dello stesso moralismo giustizialista che è stato il marchio di fabbrica del movimento grillino. La responsabile dei rifiuti viene attaccata per un presunto conflitto di interesse, non per l'assenza di una visione organica e non puramente utopistica del problema colossale che deve affrontare, la funzionaria incaricata di gestire il gabinetto municipale viene attaccata per il livello retributivo, cui ha diritto in quanto giudice, non per le competenze o magari per l'origine professionale.

Naturalmente ognuno usa le armi che ha, ma un partito che ha le massime responsabilità istituzionali e di governo, se è indotto a scimmiottare gli stilemi dell'opposizione invece che a discutere e criticare programmi e obiettivi, dà l'impressione di scivolare verso una funzione subalterna e una vocazione minoritaria. Eppure di ragioni di merito per contrapporsi ai programmi enunciati dalla giunta capitolina ce ne sono a bizzeffe, a cominciare dalla pretesa di esportare i rifiuti in altri comuni (mentre in quelli amministrati dai grillini si rifiuta sistematicamente di accettarne).

Si può pensare che si tratti di una situazione locale (ma quando la località si chiama Roma, o, per altri aspetti simili, Napoli o Palermo) questa considerazione perde di valore. Quello che si intravede è un cedimento strutturale del Partito democratico da Roma in giù, dove se ha il potere, lo delega a baronie locali, talora in perenne polemica con il centro, come quella pugliese, o dalla fisionomia indecifrabile, come quella siciliana a geometria variabile, se è all'opposizione la esercita in modo approssimativo e con toni populisti che contraddicono l'immagine di governo che il partito dovrebbe comunque esprimere.

È difficile sottrarsi all'impressione che questo stato di cose finirà col proiettarsi nelle scadenze politiche più prossime, a cominciare dal referendum costituzionale. Il problema di fondo, probabilmente, consiste nel fatto che il Pd non è riuscito a elaborare una versione moderna del meridionalismo, che mantenga la tradizionale impostazione produttivistica pur declinandola nella nuova situazione in cui, per esempio, le acciaierie si possono al massimo difendere, ma non sono più considerate un segnale di progresso.

Così si è diffuso un nuovo meridionalismo antiproduttivo, di nuovo puramente retrospettivo e rivendicativo, che prospetta come autogoverno il rifiuto di affrontare con spirito pragmatico le sfide della modernità, compresa quella dell'efficienza dello stato, il che dà segnali pesanti sull'esito prevedibile del referendum.

Categoria Italia

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