Legge elettorale, può aver ragione Zanda
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Renzi ha fatto capire di essere disponibile a trattare sulla legge elettorale e c'è stato uno scatenamento di posizioni
di Marco Bertoncini Italia Oggi 12.7.2016
Da quando Matteo Renzi ha fatto capire di essere disponibile a trattare sulla legge elettorale c'è stato uno scatenamento di posizioni. Opposte, atteso che i grillini si sono scoperti tenaci sostenitori del detestato porcellum, mentre le sinistre interne al Pd sono parse incerte e frastagliate anche sulle possibili richieste da avanzare a colui che resta il loro segretario. Forse ha ragione il capogruppo dei senatori democratici, Luigi Zanda, il quale si è più volte lasciato andare nell'insistere sull'insussistenza di una maggioranza che si coaguli su una proposta. Si era già sperimentato nel corso delle lunghissime trattative che approdarono all'italicum: è più facile trovare due italiani che vadano d'accordo sulla formazione della Nazionale di calcio che non due politici che convergano su una legge elettorale.
Prendiamo una dichiarazione di Maurizio Martina: un ministro, non proprio uno sprovveduto. La sua propensione sta in «un modello similfrancese o in un mattarellum corretto». Che vorrà dire? Il sistema francese è fondato su collegi uninominali, con doppio turno e partecipazione al secondo di chi ottenga una determinata percentuale, non consentendosi apparentamenti. Il mattarellum ricorreva a collegi uninominali, maggioritari secchi, ma con recupero proporzionale del 75%. Se a uno di questi due sistemi, divergenti, un politico appiccica l'aggettivo «simile» e all'altro l'aggettivo «corretto», verrebbe da dire che nemmeno lui sa che caspita sostenere.
In tal modo si è aperta di nuovo una corsa alle più svariate proposte, parziali o totali. Vien da pensare che lo scaltro Renzi fosse cosciente della difficoltà di mettere insieme perfino una minoranza di parlamentari intorno a una riforma elettorale.