Expo, l'inchiesta per mafia arriva dopo la vittoria di Sala.
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1-Le mani di Cosa nostra sugli appalti e sull'allestimento degli stand: 11 in cella e c'è l'ombra di Messina Denaro. 2-La lettera anonima sull’”amministratore mafioso” cestinata in Fiera Milano
1-Le mani di Cosa nostra sugli appalti e sull'allestimento degli stand: 11 in cella e c'è l'ombra di Messina Denaro
Stefano Zurlo - Gio, 07/07/2016 - 08:23 Giornale
Le mani di Cosa nostra sull'Expo. Sul padiglione della Francia, sulla passerella, sui presidi della Guinea Equatoriale, del Qatar, di altri Paesi e sponsor.
Quella tempistica che favorisce la sinistra
Pare una fiction è la realtà che sfregia il tanto celebrato modello Milano. E non tanto per il risvolto penale, pure corposo, con l'arresto di 11 persone, tutte però estranee al circuito di Fiera-Expo. Ma per il contesto, per l'assenza disarmante di controlli, per il fatto, sottolineato dal pm Paolo Storari in conferenza stampa, «che i codici etici fossero solo carta e ancora carta che rimaneva lì». E Ilda Boccassini, che ha coordinato l'inchiesta in cui si contesta l'associazione a delinquere con l'aggravante della finalità mafiosa, rimarca con un sorriso disincantato che «nella storia della repubblica italiana non è cambiato mai nulla».
E così alla fine della catena troviamo gli affidamenti diretti, come li chiamano i magistrati, che la Nolostand, società controllata da Fiera Milano spa, dà all'oscuro consorzio Dominus Scarl per montare e smontare alcuni padiglioni di Expo. E ci imbattiamo in un lessico conosciuto da chi scava nei rapporti fra criminalità organizzata e criminalità economica: le cartiere che producono false fatture, i prestanome, i doppi fondi a casa degli indagati per nascondere il denaro nero. E lo sconcertante scivolone dell'avvocato Danilo Tipo, stimato ex presidente della Camera penale di Caltanissetta oggi in manette, che viene fermato con 300mila euro e si giustifica serafico: «È una parcella in nero che non c'entra con questa storia».
Il consorzio Dominus, specializzato sulla carta nell'allestimento di stand, fattura 20 milioni in tre anni, soldi che i due protagonisti di questa storia, Giuseppe Nastasi e Liborio Pace, fanno girare, dopo aver evaso tutte le tasse possibili, anche verso i forzieri siciliani di Cosa nostra. E le famiglie di Pietraperzia e Castelvetrano, il «regno» del boss dei boss Matteo Messina Denaro. «Un fenomeno inquietante», lo definisce il procuratore capo Francesco Greco.
Vengono i brividi e ci si chiede cosa sarebbe successo se l'inchiesta fosse emersa prima del ballottaggio fra Stefano Parisi e Giuseppe Sala che di Expo è stato il commissario unico. I tempi però non c'erano. La Boccassini aveva chiesto le manette tre-quattro mesi fa, ma una malattia del gip ha allungato i tempi di qualche settimana.
L'inchiesta è partita su segnalazione dei carabinieri di Rho più di un anno fa e non ha portato, ripete Boccassini, almeno per ora, a individuare «responsabilità penali all'interno dell'ente Fiera e nella società Expo». E però è evidente il disagio del procuratore aggiunto che parla di «sciatteria, superficialità, negligenza». I dirigenti di Nolostand trattavano a occhi chiusi con Pace e Nastasi ed evidentemente ignoravano tutti i segnali che avrebbero consigliato molta, molta prudenza. «Fra l'altro - spiega Storari - in Fiera era arrivata una lettera anonima che diceva senza tanti giri di parole: Nastasi è un mafioso. Ma la lettera finì nel cestino».
E così, dettaglio che oggi appare surreale, Nastasi aveva tranquillamente un ufficio in Fiera. E lui e Pace riuscirono nel luglio dell'anno scorso a incontrare il nuovo amministratore delegato di Fiera Milano Corrado Peraboni. Sarebbe stato sufficiente seguire il codice etico: «L'amministratore legale di Dominus è il padre di Nastasi, Calogero, che ha 71 anni e vive a Pietraperzia ma i dirigenti di Nolostand trattavano con il figlio che non è neanche un dipendente della società».
È un quadro davvero deprimente quello che esce dalle indagini. Anche se gli intercettati sembrano temere il presidente dell'Anac Raffaele Cantone: «Li ha messi tutti in fila». Le infiltrazioni mafiose vanno avanti come e più di prima. I cronisti vorrebbero capire meglio, ma Greco li stoppa: «State facendo politica». E congeda tutti quanti.
2-La lettera anonima sull’”amministratore mafioso” cestinata in Fiera Milano
giustiziami.it, manuela d’alessandro 7.7.2016
Com’è possibile che una società leader mondiale negli allestimenti fieristici non si accorga di fare affari con due tizi sedicenti amministratori di un consorzio che sono in realtà poco più di Totò e Peppino alla prese con la vendita della fontana di Trevi? Per la Procura di Milano è potuto accadere per sciatteria, ma non ci sono reati (almeno per il momento).
“Ora state facendo politica”, ha ammonito il fresco procuratore capo Francesco Greco i cronisti che insistevano durante la conferenza stampa sulle presunte responsabilità penali di Fiera Milano nel non accorgersi che la sua controllata Nolostand spa aveva affidato in violazione dei codici etici la costruzione dei padiglioni di Expo a Giuseppe Nastasi e Liborio Pace, arrestati per associazione a delinquere finalizzata a reati fiscali aggravata dalla finalità mafiosa. I due si presentavano come amministratori del consorzio Dominus ma sarebbe bastata una visura camerale per constatare che maneggiavano milioni di euro senza alcun titolo. I codici etici della Fiera prevedono che i contatti coi collaboratori esterni avvengano ” con la persona fisica o giuridica che rappresenta la parte”.
Di Liborio Pace si poteva sapere che era stato imputato in un procedimento per mafia, concluso con la sua assoluzione. Ma ancor di più sconcerta quello che si sarebbe potuto sapere su Giuseppe Nastasi. Il 16 marzo arriva in Fiera una lettera che viene cestinata in cui viene definito un “mafioso”. Ebbene: se vi arrivasse la soffiata che una persona a cui state affidando dei lavori per voi molto preziosi cosa fareste? Enrico Mantica, il direttore tecnico di Nolostand (non indagato), telefona a Nastasi e lo informa che qualcuno va raccontando che lui è un mafioso. Scrivono i giudici della sezione misure di prevenzione che hanno commissariato Nolostand: “Nastasi e Mantica discutono della lettera anonima ricevuta dal dirigente di Fiera Milano (“è arrivata una lettera che poi quando passa gliela faccio vedere…”). Mantica appare a quel punto restio nel proseguire telefonicamente l’argomento (“No, eh, ci sono altre cose che poi meglio che ne parliamo di…Quando può…meglio evitare di parlarne al telefono dai!’)”. I due poi effettivamente si incontrano e, stando a quanto racconta Nastasi a un’amica, Mantica non è apparso turbato dal contenuto della letttera anonima: “‘Mi ha detto stia sereno…e mi è apparso serenissimo, tranquillo’”.
E così, chiosano i giudici, “per nulla scalfiti dal contenuto della lettera i rapporti tra Giuseppe Nastasi e i vertici operativi di Fiera Milano – Nolostand spa divengono sempre più fitti con il passare dei giorni, al fine di ottenere la proroga del contratto di servizi con Nolsotand spa per il triennio 2016 – 2028 (…)”. Nolostand è stata commissariata: la legge prevede che per questa misura non è necessario che l’azienda abbia commesso reati, basta solo che il libero esercizio di un’attività economica, a causa di una condotta dei sui dirigenti censurabile sul piano colposo, abbia l’effetto di agevolare persone indagate per gravi reati”. (manuela d’alessandro)
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