Parisi: «Renzi per vincere ha (avuto n.d.r) bisogno della sinistra (a Milano n.d.r)»
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Al premier «(gli n..d.r.)serve lo schema Ulivo». E la destra «lepenista salviniana non va». Parisi, ex candidato sindaco di Milano, a L43: «Con politici seri svanisce il M5s».
di Alessandro Da Rold | 01 Luglio 2016 lettera43
Ci sono gli ultimi scatoloni da spostare al comitato elettorale di Stefano Parisi a Milano, in via Dante, a pochi passi da Palazzo Marino, quella fortezza che il candidato di centrodestra non ha conquistato per una manciata di voti contro Giuseppe Sala del Partito democratico.
C'è chi passa e saluta. Chi si ferma a chiacchierare con il futuro capo dell'opposizione in Consiglio comunale.
«Il nostro resta comunque un risultato straordinario», spiega Parisi a Lettera43.it.
«Da zero siamo arrivati a pochi centimetri dalla vittoria, Forza Italia è risalita e abbiamo dimostrato che laddove si presentano due proposte politiche, una di centrodestra e una di centrosinistra, il Movimento 5 stelle non c'è. Penso che su questo lo stesso Matteo Renzi dovrebbe riflettere».
«RENZI HA DELUSO LE ASPETTATIVE». Sono giornate intense per la politica nazionale dopo la sconfitta del Pd alle elezioni amministrative 2016 a Roma e a Torino, a pochi mesi dal referendum sulle riforme costituzionali di ottobre e a qualche giorno da una direzione del partito dove potrebbe essere trovata una soluzione sull'Italicum, la legge elettorale.
«Come succede in tutti cicli politici anche Renzi sta affrontando una fase di calo. È però qualcosa di più accentuato, perché parte dall'aspettativa che aveva generato con riforme e modernizzazione».
«PARLIAMO DI LIBERAL-POPOLARI». Ma se Atene piange, Sparta non ride. Perché nello stesso centrodestra c'è un cantiere in corso, che passa dal ritorno di Silvio Berlusconi dopo l'operazione al cuore, dalla ristrutturazione interna di Forza Italia fino ai rapporti da sempre delicati con la Lega Nord di Matteo Salvini.
«Io però non parlerei più di destra o sinistra, sono modelli ormai passati dove non possiamo più rinchiuderci, meglio liberal-popolari», dice.
DOMANDA. Da dove si parte per ritrovare il centrodestra?
RISPOSTA. Dal risultato di Milano, dove abbiamo avuto un programma di governo serio e un candidato, non lo dico io, anche (ride, ndr).
D. I partiti non l'hanno penalizzata?
R. Se non ci fossero stati sarei arrivato al 5%. Certo è anche vero che una parte dell'elettorato moderato non mi ha votato per chi avevo dietro. È quello che ho cercato di spiegare per tutta la campagna elettorale.
D. E allora quali sono state le cause di questa sconfitta?
R. Il 6 giugno Renzi non ha più fatto Renzi. E il Partito democratico non ha cercato voti al centro, ma a sinistra. Mi hanno demonizzato come Hitler, come quando attaccavano Berlusconi. Hanno inserito nella loro squadra un magistrato come Gherdardo Colombo, sconfessando la loro linea politica di poche settimane prima.
D. Questo cosa vuol dire secondo lei? Il renzismo e il partito della Nazione sono finiti?
R. Questo lo vedremo, di certo Renzi ha capito che per vincere a Milano doveva rivolgersi a sinistra, utilizzando il vecchio schema dell'Ulivo.
D. Anche voi avete qualche problema di coalizione, tra il modello lepenista di Salvini e quello del Ppe moderato di Forza Italia.
R. Con il modello lepenista non si va da nessuna parte, da nessuna parte! Salvini avrebbe avuto molti più voti se non avesse inseguito la Le Pen. Con posizioni radicali non si vince, gli italiani hanno paura di quei modelli.
D. Meglio la via del Ppe?
R. Qui a Milano abbiamo dimostrato di trovare un buon equilibrio all'interno di una maggioranza a guida moderata. E poi me lo faccia dire: la distanza tra la cosiddetta sinistra riformista e quella radicale è ben più ampia di quella tra me e Salvini.
D. Il risultato della Brexit in Inghilterra ha cambiato qualcosa anche nel nostro scenario politico?
R. Qui c'è da capire cosa vuole fare l'Europa. Io sono contro le élite che sostengono che in Inghilterra non bisognava votare. Semmai c'è stato un errore politico di Cameron, ma con il 72% dei votanti non c'è stato alcun errore democratico.
D. L'Europa deve cambiare?
R. C'è un grosso problema nel rapporto tra élite e popolo, non si può parlare di populismo, ma di popolo. Il malessere che c'è in Europa sull'immigrazione e sulle banche non deve essere trascurato. Salvini non è il problema, il problema è non dire che esistono dei problemi come fanno le élite. Sono loro a creare il populismo.
D. A ottobre 2016 c'è il referendum sulle riforme che in molti paragonano a quello di Cameron. Renzi rischia di fare la stessa fine?
R. Vorrei che fosse un appuntamento dove gli italiani possano votare con coscienza sulle riforme e non su Renzi. Le racconto una cosa.
D. Dica.
R. L'altra sera ero a un incontro con i cittadini. C'erano 600 persone. Ho chiesto che cosa avrebbero votato. In tanti hanno alzato la mano per il ''no'', altri per il ''sì''. Poi ho chiesto se sapevano cosa stavano andando a votare. Sa qual è stata la risposta?
D. No.
R. Hanno alzato la mano in sei.
D. Anche i Radicali chiedono di poter esprimersi sulle singole modifiche costituzionali.
R. L'importante è che non sia un voto su Renzi, il quale anche in caso di sconfitta deve restare al suo posto.
D. Lunedì alla direzione del Pd si discuterà anche dell'Italicum che sta tornando alla Camera per le modifiche che voleva la minoranza.
R. Lì vedremo se Renzi userà lo stesso schema usato a Milano. Per avere una chance di vincere deve tenere unita la sinistra.
D. Sarà lei o Giovanni Toti il leader del centrodestra del futuro?
R. Io non sono il leader di niente, penso solo che il modello Milano sia quello da cui ripartire.
D. Giuseppe Sala ha varato la sua Giunta. Che cinque anni saranno per l'ex amministratore delegato di Expo 2015?
R. Anni difficili, perché dovrà innanzitutto conquistare i milanesi che non l'hanno votato.
D. E poi?
R. In campagna elettorale ha raccontato cose diverse da quelle che poi sono diventate realtà.
D. Per esempio?
R. Diceva di non essere renziano, ma ha scelto come vice sindaco un politico super renziano (Anna Scavuzzo, ndr). Diceva di non essere come Pisapia, ma ha metà della vecchia Giunta Pisapia, con assessori scelti senza competenza con il manuale Cencelli della Prima Repubblica.
D. Ora promette di creare una tax free zone nella zona di Expo 2015.
R. Credo debba chiarirsi le idee. Non so come le grandi corporate mondiali o le banche possano scegliere di spostarsi a Milano se non rafforziamo il quadro normativo per scongiurare gli scandali bancari che abbiamo vissuto in questi anni.
D. Quindi?
R. O il Governo interviene su questi temi o nessuno verrà mai a Milano, per di più a Rho. Davvero non so quale sarebbe l'interesse a spostarsi qui anche perché le regole stesse della vecchia Giunta Pisapia bloccano ogni iniziativa e ogni sviluppo. Sala se vuole cogliere questa opportunità deve cambiare strategia.
Twitter @ARoldering