Poltici, magistrati e Csm criticano le parole di Davigo, che però insiste
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Per Legnini “alimenta conflitti”, per Leone è “irresponsabile”, per Palamara un “nostalgico”. Ma il presidente dell’Anm non indietreggia: “La classe dirigente quando delinque fa più danni e vittime di qualunque delinquente da strada”
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di Redazione | 22 Aprile 2016 ore 20:20
Dopo l’intervista contro i “politici ladri” e “senza vergogna” e le conseguenti polemiche, il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo è intervenuto ancora sul tema: "La classe dirigente di questo Paese quando delinque fa un numero di vittime incomparabilmente più elevato di qualunque delinquente da strada e fa danni più gravi", ha detto durante una lectio magistralis al master all'Università di Pisa. “In Italia la vulgata comune è dire che rubano tutti. No, mi fa arrabbiare questa cosa, rubano molti. Non tutti. Altrimenti non avrebbe senso fare i processi". Davigo ha inoltre tirato una stoccata al presidente del Consiglio Matteo Renzi, che nei giorni scorsi ha detto che i magistrati devono parlare attraverso le sentenze: “Dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti”, ha detto il presidente dell’Anm, concludendo con una delle sue proverbiali battute: “Le avete mai lette le sentenze? È come quando sui giornali di provincia qualche volta c'è il pescatore che ha pescato un luccio enorme. Io dico: è il pescatore affetto da protagonismo o è il luccio che è enorme?”.
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“Le dichiarazioni del presidente Davigo rischiano di alimentare un conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno Legnini, ”, ha dichiarato il vicepresidente del Csm, Giovanni che ha risposto anche agli inviti ad intervenire da parte del Csm: “Il Consiglio - prosegue Legnini - è quotidianamente impegnato ad affermare in concreto l'indipendenza della magistratura e non è utile, come qualcuno ha inteso fare, invocarne l'intervento sanzionatorio pur a fronte di affermazioni non condivisibili, peraltro rese nell'esercizio di una funzione non giurisdizionale ma associativa”. Tra le tante reazioni della politica c’è stata quella del responsabile Giustizia del Pd Davide Ermini ha commentato su Twitter: “Le parole di Davigo fanno paura ai magistrati. Cerca la rissa ma non la troverà. Giudici parlino con sentenze noi rispettiamo il loro lavoro”. Il Movimento 5 Stelle è intervenuto a difesa del magistrato: “Ogni momento è giusto per dire le cose come stanno, e Davigo dice la verità”, dice la deputata Giulia Di Vita. E anche il gruppo M5S del Senato fa sapere che “quanto affermato Davigo corrisponde esattamente al pensiero ed alla proposta di legge del Movimento 5 Stelle”. Più o meno dello stesso tenore è la posizione della Lega Nord, con Salvini che sottolinea la sua stima per Davigo e propone un incontro per affrontare “battaglie comuni”, precisando però che “chi rappresenta i magistrati non può permettersi di dire “i politici rubano e le maestre picchiano i bambini”. Ci sono politici che rubano e maestre che picchiano i bambini, ma altri no”.
Distinguo sono arrivati anche da magistrati come Luca Palamara, precedessore di Davigo alla guida dell’Anm: “Dobbiamo ribadire con forza il tema dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura e chiedere alla politica di essere messi nelle condizioni di lavorare ma non dobbiamo cadere nella trappola del conflitto, che spesso ha tanti nostalgici. Portare la magistratura sul tema del conflitto fa notizia – ha aggiunto Palamara – ma noi dobbiamo evitare di essere trasportati su questo terreno". “Di fronte a fatti di corruttela la magistratura deve intervenire", ma "le generalizzazioni a me non piacciono" ha detto Palamara, aggiungendo che "non bisogna avere nostalgia del passato", pur riconoscendo, nonostante le critiche, il “ruolo importante” che ha svolto Davigo nella “storia giudiziaria di questo Paese”.
Più duro il commento del componente laico del Csm Antonio Leone: “Quello di Davigo è un maldestro tentativo di alimentare un inedito e violento scontro tra istituzioni. Le sue dichiarazioni sono eufemisticamente poco responsabili e gli effetti potrebbero essere devastanti qualora ci si lasciasse trascinare in quella direzione. Ad esempio i politici potrebbero dire come mai l'auspicio di Davigo, in ordine al fatto che sia la stessa classe politica a 'cacciare' i corrotti prima ancora che venga celebrato un processo, non lo si usa anche per i magistrati?”.
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Arcangelo. Il mandato di Presidente è per un anno e coincide proprio con il referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. Riforma che è avversata da una parte sinistra della politica, Costituzionalisti e magistrati. Non è un caso fortuito e quel referendum avrà vita dura come ogni cambiamento sociale.