Giustizia impazzita in economia
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Fiumicino è proprietà del Tribunale, ma fa “scandalo” De Vincenti
di Redazione | 17 Luglio 2015 ore 06:18 Foglio
Nello scontro tra potere giudiziario e politico s’è giunti al punto in cui le norme soccombono e, a volte, il buon senso ha la stessa sorte. Viene da chiedersi se la magistratura italiana, per un verso o un altro, stia operando per il depauperamento di attività economiche rilevanti. Altrimenti non si spiega come mai a oggi è impossibile prevedere i tempi della ricostruzione del terminal 3 dello scalo internazionale Leonardo da Vinci a Roma, devastato da un incendio due mesi orsono e tuttora sotto tutela della procura. Lo strumento ossimorico del “dissequestro condizionato” impedisce di iniziare una profonda ristrutturazione per ristabilire l’operatività. Perché anziché ricercare “agenti contaminanti” prodotti dal materiale incendiato non si vuole rimuoverli tosto? Poco importa se il traffico passeggeri è mutilato e se a orbitare attorno allo scalo ci sono investitori mediorientali che vorrebbero ampliarne la portata. Questo non fa scandalo.
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Per assurdo a eccitare le froge di alcuni giornali è un sottosegretario di Palazzo Chigi, Claudio De Vincenti, che da viceministro dello Sviluppo si ingegnò per tentare di riaprire la centrale termoelettrica di Vado Ligure, oggetto di un sequestro oppressivo della procura di Savona. Il Fatto quotidiano e Libero hanno attinto alle intercettazioni a strascico del Nucleo operativo ecologico (Noe) per evidenziare che De Vincenti – persona che prova a risolvere crisi industriali per mestiere – aveva una consuetudine con uno degli amministratori dell’azienda (ohibò!). Nelle 111 pagine di annotazioni del Noe, la summa di quanto trovato nell’inchiesta, non c’è nulla di penalmente rilevante a suo carico. La stampa gli imputa di avere tentato – senza produrre risultati – di legiferare per sbloccare in qualche modo il sequestro di un sito che impiega(va) centinaia di persone. O anche peggio: di avere ipotizzato di fare ricorso al Csm per valutare l’operato del magistrato titolare dell’inchiesta. Quel Francantonio Granero che convocava e strigliava i teste alla vigilia di riunioni amministrative che avrebbero potuto portare alla riapertura dell’azienda con impianti meno inquinanti di prima. Ma lo scandalo pare essere De Vincenti.
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