Essere il Signor Franco
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Agente segreto, pensionato, barista e dirigente del Quirinale. Chi è, secondo Ciancimino, mr. Trattativa
di Luciano Capone | 04 Novembre 2016 ore 06:18 Foglio
La locandina di "Essere John Malkovich”, film del 1999 scritto da Charlie Kaufman e diretto da Spike Jonze
Nella sentenza Mannino, che ha smantellato l’impalcatura dell’inchiesta sulla Trattativa, il gup Marina Petruzzella l’ha definito con un velo di ironia “misteriosa identità”. E’ talmente misterioso che ha persino due nomi finti, “Signor Franco” e “Signor Carlo”, almeno così dice il superteste Massimo Ciancimino. Il Signor Franco è il pilastro dell’inchiesta, l’anello di congiunzione tra Stato e Antistato, l’agente segreto che dagli anni Settanta ha affiancato Don Vito Ciancimino nella “trattativa perenne” tra stato e mafia.
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Ha avuto in mano il “papello” scritto da Totò Riina, poi ha concordato con Bernardo Provenzano l’arresto di Riina, poi ha anticipato a Ciancimino Jr la notizia dell’arresto di Provenzano e infine ha minacciato attraverso i suoi emissari lo stesso Ciancimino. Il Signor Franco è in ogni dove, sulla scena di tutti gli intrighi e tutte le stragi, in prima linea o dietro le quinte, a Capaci come ai Georgofili. Il problema è che la sua identità la conosce solo Massimo Ciancimino e in quasi dieci anni le sue indicazioni “hanno dato adito ogni volta a complicate ricerche investigative – dice il gup Petruzzella nella sentenza – rivelatesi dispendiose e del tutto inutili”.
All’inizio la questione sembrava semplice, Ciancimino conosceva bene il Signor Franco e voleva dare il nome ai pm. Ma la cosa è precipitata. Il supertestimone ha detto prima di non voler svelare l’identità, poi di non sapere se sapesse il nome e infine di conoscere solo il volto e di dover quindi procedere all’identificazione fotografica. In anni di ricerche l’agente segreto – descritto come scaltro, diabolico e senza scrupoli – è sembrato un inafferrabile Fantômas, mentre gli inquirenti, portati a spasso da Ciancimino, hanno ricordato l’acume dell’ispettore Zenigata alle prese con Lupin. Una volta Ciancimino ha riconosciuto lo 007 su una rivista romana, in una foto in cui era vicino a Gianni Letta e Bruno Vespa: “E’ lui il Signor Franco”. Poco dopo si è scoperto che era un dirigente della Bmw e che non c’entrava nulla.
In un’altra occasione il figlio di Don Vito ha detto, sulla base di un foglietto, che l’agente deviato si chiamava “Gross” ed era molto vicino all’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro. Gli investigatori sono arrivati a un anziano ex console israeliano, che non avrà neppure capito di cosa si parlava; la pista si è rivelata falsa ed è costata a Ciancimino un processo per calunnia nei confronti di De Gennaro. A un certo punto i magistrati di Caltanissetta hanno pensato di accusare Ciancimino per favoreggiamento del Signor Franco, ma avrebbero dovuto prima dimostrarne l’esistenza, cosa che dipende dallo stesso Ciancimino, secondo cui anche le carte false che accusavano De Gennaro sarebbero state una polpetta avvelenata passatagli dall’entourage dell’agente misterioso.
In base alle tante cianciminate il Signor Franco è un agente in servizio e un pensionato altoatesino, un barista dei Parioli e perfino il segretario generale del Quirinale, che Ciancimino ha riconosciuto durante il conferimento dell’incarico al governo Monti: “E’ lui”. Come nel film “Essere John Malkovich”, chiunque, condotto per un tunnel da Ciancimino, può per almeno 15 minuti “essere il Signor Franco”. La ricerca da parte della procura di Palermo dell’uomo chiave del processo del secolo può continuare, restano ormai pochi indiziati: Franco Baresi, Franco Frattini e Franco Battiato. Ma forse il vero responsabile di tutta questa storia è Franco Basaglia, che strenuamente si è battuto per la chiusura dei manicomi.
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