La nuova Tangentopoli senza tangenti
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Con l'arresto di Uggetti i pm a Lodi battono nuove strade giustizialiste. Scontro Pd-toghe al Csm, dove il membro laico Fanfani chiede di verificare la legittimità dei comportamenti dei magistrati e viene subito attaccato
di Redazione | 04 Maggio 2016 ore 15:07 Foglio
L’arresto del sindaco di Lodi, Simone Uggetti, ha occupato i titoli di testa di quasi tutti i quotidiani e ha scatenato una campagna sulle tangenti che gli esponenti locali del Partito democratico continuerebbero a esigere. Ma in questo caso, le tangenti non esistono, neppure nelle ipotesi avanzate dalla procura. Il sindaco avrebbe turbato l’asta per l’assegnazione della gestione di una piscina, cioè avrebbe emesso un bando che alla fine avrebbe favorito una specifica impresa, ma senza ottenere alcun vantaggio economico. Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Lodi, Isabella Ciriaco, si legge che Uggetti avrebbe avuto lo scopo di “ottenere vantaggi per sè in termini di consenso politico elettorale”. Che cosa vuol dire? E’ naturale che un sindaco eserciti le sue funzioni amministrative anche allo scopo di ottenere il consenso della cittadinanza. Se poi agendo in quel modo il sindaco abbia determinato un danno economico per la pubblica amministrazione resta tutto da dimostrare. Il terreno dell’appalto dei servizi è assai scivoloso, sono numerosi i casi di offerte civetta a basso costo, che poi si rivelano un disastro, tanto che nel nuovo codice degli appalti è stata abolita la formula suggestiva ma fallace del massimo ribasso. Perchè allora il sindaco di Lodi è finito in carcere? Ce lo spiega l’ordinanza del gip, che sostiene che Uggetti è un “soggetto autoritario”, insomma che ha un cattivo carattere. Quindi va messo dietro la lavagna, cioè in carcere.
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Su questa vicenda, che avrà alla fine una sanzione nel giudizio di merito, si è scatenata una campagna forsennata e chi ha cercato di sostenere che un’accusa non è una condanna viene trattato come un difensore del malaffare. Se ci sia stato un eccesso nella decisione di arrestare Uggetti sarà oggetto di una discussione anche nella prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, dopo che il membro laico del Pd, Giuseppe Fanfani, ha detto di volersi riservare di chiedere l’apertura di una pratica, suscitando immediate proteste da parte dei togati. Resta il problema di fondo: se agire allo scopo di allargare il consenso diventa un indizio di malaffare, considerato alla pari della pretesa di tangenti, nessun amministratore può ritenersi al riparo dagli strali giudiziari. Se si accetta questa logica si può aprire una stagione di caccia senza limiti, che colpirebbe soprattutto gli amministratori che fanno qualcosa, il che naturalmente implica un tasso di discrezionalità, che è implicita nel carattere politico ed elettivo delle funzioni esercitate. Se la discrezionalità diventa automaticamente arbitrio, se chi esercita le sue funzioni è “autoritario” e solo per questo può finire in galera, si salvano solo quegli amministratori che non fanno assolutamente nulla. Solo amministrando male e perdendo consenso si possono evitare le censure di una giustizia impazzita?
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