Renzi ha un'arma per zittire le opposizioni: le urne
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Episodi del passato si ripresentano. È il caso sia dell'incontro chiesto dalle opposizioni al capo dello Stato, sia dell'Aventino delle minoranze sulla riforma costituzionale
di Marco Bertoncini Italia Oggi
Sergio Mattarella potrebbe comportarsi esattamente come fece Luigi Einaudi quando, più di sessant'anni fa, ricevette alti esponenti delle sinistre che protestavano per l'approvazione (ritenuta illegittima) della cosiddetta legge truffa al Senato. Einaudi chiarì di non voler interferire nelle procedure parlamentari. Esattamente così potrebbe rispondere Mattarella. Sul piano della propaganda il passo delle opposizioni ha un altro valore.
Quanto all'abbandono dei lavori parlamentari, proprio il precedente dell'Aventino dimostra che chi se ne va rende un enorme favore a chi resta. Senza opposizioni si procede spediti. Politicamente, si asserisce, è delicato approvare una riforma costituzionale in queste condizioni. Senz'altro: alla fine, però, conteranno i risultati. Conterà, insomma, se la riforma passerà come voluta da Matteo Renzi o no.
R., da parte sua, è intenzionato a procedere. Le fonti di preoccupazioni sono molte: dalle incontentabili sinistre interne, a Fi denazarenizzata, dall'ostruzionismo grillino, ai veleni sulle vicende bancarie di Boschi senior. Capisce benissimo che cedere non solo significherebbe arrestare il suo progetto politico e personale, ma l'indebolirebbe per il futuro e ne corroderebbe (forse irrimediabilmente) l'immagine di decisionista.
Non a caso nelle ultime ore circola l'ipotesi di urne anticipate. La minaccia può ridurre a mitezza di comportamenti centinaia di parlamentari in tutte le parti politiche, ricattati dalla dolorosa prospettiva di abbandonare la poltrona. Non vanno taciuti i possibili effetti di tali voci.
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