Lasciate a terra la cassa integrazione
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La truffa dei piloti e l’esigenza di rifare gli ammortizzatori sociali
di Redazione | 10 Febbraio 2015 ore 06:18 Foglio
Cancellare la cassa integrazione in deroga” è stato un mantra del premier Matteo Renzi per i primi cinque mesi di governo, l’idea è poi decaduta per cause di forza maggiore: le crisi industriali aperte un po’ ovunque hanno motivato il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali. Sussidiare settori periclitanti è ormai prassi quasi obbligata e sovvertire la consuetudine risulta assai rischioso per i ricaschi sia economici sia di consenso politico. Tuttavia lo strumento della cassa integrazione, un totem industrial-sindacale, mostra la corda e andrebbe se non abolito – lo suggerirono Alesina e Giavazzi – riformato in quanto malcelata forma di mobilità, procedura assistenziale che disincentiva il ricollocamento del lavoratore, e stampella pubblica a imprese moribonde contro ogni buona logica di efficienza del mercato. Se poi emergono odiosi abusi, la questione solleva quesiti etici.
E’ il caso dei trentasei piloti che lavoravano per primarie compagnie straniere mentre continuavano a percepire una generosa cassa integrazione sommata all’indennità attinta dal Fondo speciale per il trasporto aereo. Il fondo, finanziato tra l’altro con una tassa sui biglietti dei passeggeri in transito in Italia, è stato rivisto ad hoc per fare digerire ai sindacati la “privatizzazione” di Alitalia nel 2008. Risultato: una truffa all’Inps, all’erario (redditi non dichiarati all’estero) e ai passeggeri. Entità: 7,5 milioni di euro. I casi però potrebbero essere centinaia. La procura di Roma ha altre due indagini simili. I piloti hanno abusato dei privilegi loro concessi. Tali comportamenti, oltre a indebolire l’intera categoria, giustificano l’urgenza di rivedere ammortizzatori e sussidi.