VENETO. Liti, veti, divisioni: il centrodestra rischia

 la sconfitta  nel “suo” Veneto Ncd e FI: se Salvini non cambia, ci sarà un candidato anti-Zaia

08/02/2015 MARCO BRESOLIN La Stampa

«Siamo vittime della politica nazionale. Qui andavamo tutti d’amore e d’accordo, ma le liti nel centrodestra a Roma hanno avvelenato il clima anche in Veneto. Stanno uccidendo la nostra autonomia. E ora rischiamo grosso». Carlo Alberto Tesserin, 77 anni, è il decano del consiglio regionale di Venezia, dove siede ininterrottamente dal 1990. Ex democristiano, è passato in Forza Italia, poi nel Pdl e ora fa parte di Ncd (che da quelle parti si chiama Nuovo Centrodestra Veneto Autonomo). Il rischio è quello di regalare al Pd una regione - probabilmente l’unica - che ancora può resistere all’avanzata renziana. A maggio si vota e Luca Zaia si ricandiderà contro la sfidante Alessandra Moretti. Ma nessuno sa ancora quale coalizione appoggerà il governatore uscente. Nel suo partito, la Lega, tutto è appeso alle liti interne. Gli alleati, stanchi di aspettare, meditano di correre da soli. E Alessandra Moretti potrebbe vincere nell’unico modo possibile: con un autogol degli avversari.

La coalizione che oggi sostiene Zaia sembra Arlecchino. Oltre alla Lega, ci sono Ncd-Udc, un gruppo di Forza Italia e un altro gruppo che si chiama Pdl-Forza Italia per il Veneto (composto da ex An). Oggi sono più o meno uniti, domani chissà. Perché il segretario leghista Matteo Salvini non vuole un’alleanza con Ncd, anche se è possibilista su Forza Italia. Il segretario veneto Flavio Tosi ribalta la questione: «Perché Ncd no e Forza Italia sì? Allora la Lega corra da sola, affiancata dalle liste civiche» (tra cui la sua). Zaia è schiacciato tra le due posizioni. L’altro giorno, in una riunione riservata, ha confidato al suo vice Marino Zorzato che, fosse per lui, continuerebbe con questa coalizione. «Perché non lo dice apertamente? Zaia, se ci sei batti un colpo», lo sfida Clodovaldo Ruffato, Ncd, presidente del consiglio regionale. «Noi vogliamo riproporre l’attuale coalizione. Ma se la Lega con cui ci dobbiamo alleare è quella di Salvini, meglio lasciar perdere e andare con Forza Italia». 

Facile a dirsi. Tra i forzisti regna il caos più assoluto. Due diversi gruppi consiliari e, di fatto, nessun referente politico regionale. Quello storico, Giancarlo Galan, è in carcere. Il suo delfino, Renato Chisso, è ai domiciliari. «Non si capisce più chi si occupa delle alleanze» ammette sconsolato il capogruppo Leonardo Padrin. «Fosse per me - sbotta - romperei subito l’alleanza con la Lega e proporrei un nostro candidato». Girano addirittura due nomi: Renato Brunetta ed Elisabetta Gardini, ma per ora è fantapolitica. Tra i più navigati politici locali del centrodestra si fa però strada un altro scenario, che non dispiacerebbe né a Tosi né a Salvini. Via i simboli di FI e Ncd dalla coalizione pro-Zaia, ma dentro i candidati. «Se offrissimo le nostre liste civiche come scialuppa - confida un leghista vicino al sindaco di Verona -, ci sarebbe la fuga da Forza Italia e da Ncd. Riusciremmo a svuotarli». La Moretti, seduta sulle rive del Piave, attende.  

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