IL PASSAGGIO DEGLI EX MONTIANI AL PD SCATENA

IL SOLITO DOPPIOPESISMO DEI SINISTRATI: SE LO FA BERLUSCONI È “MERCATO DELLE VACCHE”, SE LO FA IL PD È SOLO SCOUTING - SOLO CHE STAVOLTA A BENEDIRE L’OPERAZIONE È RENZI IN PERSONA CHE, AI TEMPI LONTANI DELLA “ROTTAMAZIONE”, SI SCAGLIAVA CONTRO GLI "SCILIPOTI" DI TURNO...

Maurizio Belpietro per “Libero quotidiano” 7 FEB 2015 09:59

Matteo Renzi accenderà la sua prima candelina a Palazzo Chigi fra poche settimane, ma nonostante sia relativamente da poco ai vertici della Repubblica ha imparato in fretta le astuzie e le spregiudicatezze della politica. I lettori probabilmente penseranno che io mi riferisca all’elezione del capo dello Stato e anche al brusco voltafaccia nei confronti dell’alleato in fatto di riforme, liquidato dopo la rottura del patto del Nazareno con uno sprezzante «Meglio così». No, non alludo solo al modo con cui il presidente del consiglio ha scaricato il Cavaliere, ma a quello che ha fatto dopo.

Anzi, a quello che sta facendo ora, perché i lavori sono in corso. Come avevo scritto pochi giorni fa, nonostante la sicurezza ostentata nei giorni immediatamente successivi all’elezione di Mattarella, il capo del governo non è sereno, perché sa che la sua maggioranza ha piedi e gambe d’argilla e potrebbe franare in fretta. È vero che su Mattarella i piddini hanno votato compatti, ma sul resto - Jobs acts e riforme - sono pronti a prendersi la rivincita, magari sabotando anche qualche decreto che all’esecutivo sta molto a cuore.

Dunque è necessario consolidare in fretta il successo della nomina al Colle, portando a casa altri risultati sulla legge elettorale e sulla revisione della Costituzione. E allora ecco Renzi lanciarsi in un’operazione di scouting. Eh, sì. Berlusconi, quando tentava di tamponare l’uscita dei dissidenti di Futuro e Libertà contattando parlamentari di altro colore, faceva compravendita e per questo lo hanno rinviato a giudizio.

Ma se lo fa un politico di centrosinistra, per di più con l’aureola del Rottamatore, non si chiama compravendita, ma scouting. Sarà perché Renzi è stato un boy scout, ma parlare di scouting e di esploratori e non di corruttori è molto più bello ed elegante e fa apparire le cose assai più accettabili che nel passato.

Se poi ci aggiungete che i voltagabbana possono essere parcheggiati direttamente nel Partito Democratico o in un apposito gruppo definito con grande lungimiranza "Orizzonti 2018", allora qualsiasi profilo negativo è rimosso, perché il cambio di casacca è giustificato dalla necessità di guardare al futuro e di dare stabilità al Paese.

Chi va in soccorso del vincitore non una banderuola ma un tipetto responsabile, che non tradisce gli elettori che lo hanno votato ma fa il bene del Paese. Grazie a questa zuccherosa narrazione, la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani ha potuto dichiarare senza arrossire che «non era in grado di escludere» l’approdo nel partito o nella maggioranza di parlamentari particolarmente responsabili. Manco il tempo di concludere l’intervista che già arrivavano i primi candidati, ossia tutto il partito fondato da Mario Monti.

 In otto di Scelta civica, tra i quali anche il ministro Stefania Giannini, hanno mollato gli ormeggi alla vigilia del congresso di partito, che ora immagino si svolgerà non in una cabina del telefono, perché non esistono più, ma in una cassetta delle lettere, quella dello stesso Monti, il quale, privato di ogni ruolo, si guarderà bene dal mollare la poltrona di senatore a vita e il relativo emolumento. Tutto a posto, dunque?

Il presidente del Consiglio può dormire sonni tranquilli, magari aspettando che giungano fra le sue braccia altri responsabili provenienti dal Movimento Cinque Stelle e - perché no - qualche decina di fuoriusciti da Forza Italia?

Manco per sogno. Perché sulla Rete a qualcuno viene in mente di postare i video con cui Renzi si scagliava contro i voltagabbana, sollecitandone le dimissioni. Era il tempo in cui il futuro premier faceva il Rottamatore e voleva mandare a casa chi cambiava casacca, invitandolo a rispettare gli elettori.

Concetto ribadito di lì a poco, nel febbraio di quattro anni fa, in vista delle primarie contro Bersani. «Se uno smette di credere in un progetto politico», spiego l’allora sindaco di Firenze, «non deve certo essere costretto con la catena a stare in un partito, ma questa gente, quando se ne va, deve fare il favore di lasciare il seggiolino».

Certo, uno ha anche diritto di cambiare opinione nel corso degli anni. Ma appena un mese fa il premier sembrava pensarla ancora così, tanto da criticare Sergio Cofferati che annunciava l’intenzione di mollare il partito ma non il seggio parlamentare. Ora invece ha un parere diverso? Gli onorevoli di Scelta civica, del Movimento Cinque Stelle ed eventuali transfughi di Forza Italia cosa sono? Benemeriti responsabili da premiare con un posto da sottosegretario? Pare proprio di sì. Parola di giovane marmotta. Anzi, di boy scout esperto in scouting.

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