Il tribunale canaglia
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L’Aia assolve da genocidio Serbia e Croazia. Un fallimento umanitario
di Redazione | 04 Febbraio 2015 ore 06:18 Foglio
A vent’anni dalla fine della guerra nei Balcani, il Tribunale penale dell’Aia ieri ha sollevato la Serbia e la Croazia dalle accuse di genocidio. Sarebbe dovuto bastare lo spettacolo del processo a Slobodan Milosevic per capire il fallimento politico di questo tribunale internazionale che vanta milleduecento persone impiegate all’uopo e un budget annuale di cento milioni di dollari (la seconda spesa dell’Onu dopo le truppe di peacekeeping). Un altro fallimento umanitario di proporzioni epiche. L’ex dittatore serbo, per nulla intimorito, aveva trasformato il processo all’Aia in uno show a suo favore, con il finale della morte in carcere. Adesso arriva la beffa sui ventimila morti di Vukovar. I magistrati dicono di essere arrivati a questa conclusione applicando la Convenzione dell’Onu, secondo la quale si prefigura genocidio quando le azioni militari si propongono di distruggere un gruppo sulla base di ragioni etniche, razziali o religiose.
I 17 giudici dell’Aia hanno respinto tutti i ricorsi presentati a riguardo (anche quello della Serbia contro la Croazia). John Rosenthal della Policy Review ha espresso un giudizio impietoso sull’Aia: “La Corte rappresenta la negazione dei principi classici del diritto internazionale dell’Onu. E’ un tribunale canaglia”. Inchieste mediatiche, annunci a vuoto di mandati di cattura, giaculatorie etiche, ma molto poca giustizia per gli autori del più grande massacro nel cuore dell’Europa dalla Seconda guerra mondiale. Forse questa sentenza era l’unico modo di voltare pagina nei Balcani mettendoci una pietra sopra. Ma che non si parli più di giustizia moralmente superiore. Non serve a niente.