«Con Mattarella recuperiamo la Dc, comunisti superati»
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Parla Mariapia Garavaglia: «Macchè grigio, è l’uomo della Provvidenza e un testimone per i giovani»
Marco Fattorini Affari Italiani 31.5.2015
«Oltretevere c’è lo Spirito Santo che ha vegliato sull’elezione di Papa Francesco, al di qual del fiume è arrivato il buon senso». Al telefono con Linkiesta Mariapia Garavaglia non nasconde la soddisfazione. Ha parlato con Mattarella nelle ultime ore. «Non credo alle superstizioni e gli ho fatto gli auguri in anticipo. Dopo anni di lavoro mi chiama Pia». Lo stato d’animo del diretto interessato? «Sereno, si è dimostrato ancora una volta l’uomo che sa apprezzare le cose quando accadono». Garavaglia è stata ministro della Sanità, deputata e senatrice in cinque legislature, capo della Croce Rossa e fondatrice del Pd, nonchè amica di lunga data del presidente della Repubblica. Quando lui si dimise da ministro dell’Istruzione nel governo Andreotti 6, lei era sottosegretario alla Sanità e ancora mastica amaro per quella legge Mammì. «Ma Sergio non è antiberlusconiano, non è anti nessuno, è semplicemente uno che difende le regole».
Balene bianche, mari in tempesta. Garavaglia e Mattarella hanno solcato le stesse correnti, prima dentro la Democrazia Cristiana e poi nel Partito Popolare Italiano. «De Mita lo costrinse a entrare in politica dopo la morte del fratello Piersanti, e fu una vera conquista». Cene, riunioni, battaglie. Come nel luglio del 1994, quando al congresso del Ppi Mattarella si oppose alla candidatura di Rocco Buttiglione alla segreteria del partito, favorevole all’abbraccio col Polo di Berlusconi. Quel giorno Garavaglia lo ricorda bene: «Lasciammo l’hotel Ergife con molto dolore, ci trovammo davanti a un vero e proprio golpe, ma Sergio ci guidò e siamo andati avanti senza rancore».