La Francia risponde al jihad con la scuoletta pol. corr.
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e secolarista. Valls: “La laïcité deve imporsi ovunque”. Il 9 dicembre in tutto il paese si celebrerà Nostra Signora della Laicità
di Redazione | 28 Gennaio 2015 ore 12:49 Foglio
Roma. Che la classe dirigente francese avesse capito poco delle stragi a Charlie Hebdo e al supermercato kasher di Parigi lo si era intuito. La conferma arriva dal vasto programma annunciato dal ministro dell’Istruzione, Najat-Vallaud Belkacem. “Come abbiamo potuto permettere che i nostri alunni diventassero degli assassini?”, chiedeva il Monde il 14 gennaio, prendendo a prestito il grido di quattro insegnanti di Aubervilliers, la periferia parigina dove sono cresciuti i fratelli Kouachi. Ma anziché con un jihad liberale e una riconquista identitaria, la Francia risponderà al fondamentalismo islamico con una grandeur laicista senza precedenti. “Una giornata della laicità verrà celebrata ogni 9 dicembre”, ha annunciato trionfalmente il ministro Belkacem, il nuovo inquilino di Rue de Grenelle (il 9 dicembre 1905 fu siglata la legge sulla separazione tra chiesa e stato). Il cardinale di Parigi, Vingt-Trois, ha condannato la decisione di celebrare la giornata della laïcité, perché “la laicità non è una religione che deve organizzare festività religiose”.
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Belkacem, ribattezzata “ministre du décervelage”, ministro del lavaggio del cervello da associazioni cattoliche e dalla stampa moderata, ha anche annunciato che “la carta della laicità” verrà firmata all’inizio di ogni anno scolastico. “La laicità deve imporsi dappertutto”, ha detto il primo ministro Manuel Valls, sottolineando che “la scuola deve fabbricare l’uguaglianza per tutti”. Il governo socialista sguinzaglierà nelle scuole anche “mille ambasciatori della laicità”, che si occuperanno principalmente degli studenti “che mostrano un comportamento preoccupante di fronte ai simboli della sovranità francese”.
Un programma all’insegna della “cortesia” e della “mixité”, la mescolanza sociale. Un tentativo di eliminare ogni rivendicazione identitaria. Perché come fa notare uno degli assistenti di Belkacem, il sociologo Christian Maurel, istruire significa “uscire da ogni appartenenza culturale”. Il sociologo Jean-Pierre Le Goff sostiene che Belkacem fa parte di “una scuola di pensiero che non vuole cambiare la società attraverso la violenza e la coercizione, ma attraverso la scuola e la legge”. Il settimanale conservatore Valeurs Actuelles commenta così il progetto Hollande-Belkacem: “Lo scopo annunciato è quello di mettere al centro i valori della Repubblica. In realtà, la laicità diventa una nuova religione”.
Gli insegnanti da ora in avanti saranno valutati non più soltanto sulle loro conoscenze e la loro capacità didattica, ma anche “sulla loro capacità di condividere i valori della Repubblica”. Si intende anche rafforzare la vecchia e sartriana “cultura dell’impegno”. Saranno importanti i valori dell’Unione europea. Peccato che i fratelli Kouachi vivevano in una casa popolare costruita con i soldi dell’Unione europea e che all’ingresso aveva impressa la bandiera blu stellata della Ue. Ma questo non ha loro impedito di entrare nella redazione di Charlie Hebdo e di sterminare dodici giornalisti.
Il progetto Belkacem arriva sullo sfondo dei duecento casi registrati giovedì 8 gennaio, il giorno dopo la strage a Charlie Hebdo, di studenti che si sono rifiutati di osservare il minuto di silenzio per le vittime del settimanale satirico o che hanno inneggiato ai terroristi.
Come ha scritto una insegnante francese, Isabelle Rey: “Molti dei nostri studenti non condividono il nostro sgomento per gli eventi. Possiamo fingere il consenso, ma è un fatto oggettivo che una parte significativa della nostra popolazione ritiene che questi giornalisti abbiano meritato il loro destino o che i fratelli Kouachi siano morti da eroi”. E con loro, con i “leoni dell’islam”, non basterà il birignao della laïcité.