Il Cav. e la cattiva condotta
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L’ultimo sfregio della procura di Milano ha una spiegazione. Politica
di Redazione | 27 Gennaio 2015 ore 20:12 Foglio
La decisione della procura di Milano, che si è opposta alla richiesta dei legali di Silvio Berlusconi in merito alla consueta riduzione della pena per buona condotta, è un segno di evidente faziosità. Questo beneficio, previsto dal codice, si applica praticamente a tutti, con la sola eccezione di chi abbia violato pesantemente gli obblighi connessi alla pena alternativa al carcere. Che cosa avrebbe combinato Berlusconi di così grave da giustificare la negazione di un beneficio che viene concesso quasi automaticamente a tutti gli altri? Com’è noto ha partecipato alle attività del centro per anziani cui era stato assegnato, traendo anche argomento da quell’esperienza per riflessioni rese poi pubbliche. Ma non è certo questo che rende, agli occhi della procura milanese, Berlusconi non meritevole del giudizio di “buona condotta”.
Per la magistratura politicizzata è buona solo la condotta di chi accetta lo strapotere giudiziario, senza avanzare proposte di riforma del sistema giudiziario che tendano a restaurare l’equilibrio costituzionale tra i poteri e gli ordini dello Stato. Berlusconi ha conservato la sostanza della sua funzione politica di leader di uno schieramento rilevante, ha visto riconosciuto questo ruolo attraverso la partecipazione allo sforzo di riforma delle istituzioni, esercitando la funzione che gli è stata affidata da una quota non irrilevante di elettorato. E’ questa la cattiva condotta censurata dall’occhiuta procura milanese (che in quanto a buona condotta dovrebbe prima di tutto guardarsi in casa)? Se è così, come tutto lascia credere, c’è da sperare che il giudice di merito del tribunale di sorveglianza butti dove meritano le considerazioni faziose della procura, accettando la richiesta del tutto legittima di Berlusconi.