Il grottesco dell’azione penale

Dall’Operazione Condor (anni 70) all’overbooking dei clandestini

di Redazione | 02 Gennaio 2015 ore 06:05 Foglio

Se c’è una cosa che gli italiani si portano dietro da un anno all’altro è il senso della inutilità dell’azione penale. Perlomeno di molte azioni penali costruite sul basamento di una grottesca retorica. L’anno che se n’è iuto ha lasciato macerie di assoluzioni imbarazzanti (per chi aveva messo su il processo), una per tutte quella in appello degli scienziati della commissione Grandi rischi che “non avevano previsto il terremoto”. L’anno nuovo si apre con un paio di notizie poco promettenti. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che pure è uomo assennato e prudente, ha accolto la richiesta del gup di Roma per processare nove imputati che – negli anni 70, in Sudamerica – sarebbero stati coinvolti nella leggendaria Operazione Condor: quella per cui sette dittature latinoamericane agli ordini degli yankee pianificarono arresti di massa e detenzioni di migliaia di persone, torture e omicidi.

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E ora l’Italia, non avendo alle viste altra giustizia da più sollecitamente amministrare, vorrebbe fare la sua parte per dare soddisfazione a una trentina di vittime d’origine italiana di fatti  avvenuti all’altro capo del mondo decenni fa. Sarebbe forse più urgente per i magistrati andare a vedere cosa accade in tragedie più vicine nel tempo e nello spazio. Ma si scopre che, per il caso della Norman Atlantic, la procura di Bari potrebbe aprire un fascicolo pure per il reato di overbooking. C’erano dei clandestini nella stiva, si potrebbe imputare dalla tratta di esseri umani all’immigrazione clandestina: chiamarlo overbooking, ecco, dà quel senso di inutilità di cui si diceva.

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