L’insediamento del procuratore capo Franco Lo Voi,

avvenuto ieri nel palazzo di giustizia palermitano, il problema della gestione dell’importante ufficio giudiziario dovrebbe essersi risolta

di Massimo Bordin | 31 Dicembre 2014 ore 06:35

 Il condizionale è forse un eccesso di cautela. Senza che vi fosse tenuto, è stato presente anche il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, con un intervento a sostegno di Lo Voi, dicendosi sicuro di una proficua e stretta intesa fra la direzionale nazionale antimafia e la procura palermitana. Insomma, tornare indietro sulla nomina pare molto difficile. E’ vero che era stata prospettata l’ipotesi di un ricorso da parte dei due candidati sconfitti ma, a parte la forte aleatorietà, l’iniziativa avrebbe potuto produrre, se l’insediamento non fosse stato anticipato, la proroga della reggenza da parte del procuratore aggiunto. Qua sta l’aspetto singolare del punto cui è  giunta la polemica sulla nomina di Lo Voi. I pm che conducono il processo sulla “trattativa”, e i loro supporter mediatici, avrebbero preferito correre il rischio che l’ufficio restasse senza titolare, ribaltando la richiesta avanzata mesi fa di procedere con un voto del Csm scaduto e già rieletto nella sua componente togata ma non in quella di nomina parlamentare.Allora dicevano che non ci si poteva permettere un ulteriore indugio. L’insediamento pone fine in ogni caso alla querelle, giocata su forzature forse inevitabili. Resta il cuore del problema, l’operato della procura antimafia. La questione sta nelle priorità e nelle modalità d’uso dell’iniziativa penale. E su questo andrà valutata l’azione del nuovo procuratore.

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