Il soccorso era in ritardo, ma i rompic. dei diritti
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sbarcano sempre primi
di Maurizio Crippa | 31 Dicembre 2014 ore 06:15
Volendo fare un po’ di archeologia del sapere, che non guasta mai, la colpa di tutto questo fu di Sandro Pertini. Fu lui che con la pipa in bocca e un’aria da ghe pensi mì largamente usurpata si calò in elicottero tra Castelnuovo di Conza e Sant’Angelo dei Lombardi. A strillare contro i soccorsi per il terremoto in Irpinia che erano arrivati in ritardo, o non arrivavano affatto. Seguì l’immediata rimozione del prefetto di Avellino, e nulla più. Però, rientrato al Quirinale, il pistolotto seduto in poltrona carezzando la pipa e lisciando gli italiani tracciò il solco e buttò la semina.
Da allora la moderna scienza della protezione civile ha fatto passi da gigante, ci sono ospedali da campo che si montano da soli, volontari che in poche ore son lì, chi col cappello d’alpino chi con la felpa, i sistemi satellitari non servono solo per individuare i nemici sui monti afghani e il posto auto al centro commerciale, ma persino un traghetto alla deriva in zona Valona. Di sicuro qualcuno ha già creato una app che attiva un drone che ti porta il cane a pisciare mentre lo monitori sullo smartphone: che ci vuole a portare i viveri nel pantano di un’alluvione?
Però il diritto a essere salvati, inteso come naturale esito della civiltà tecnologica e dell’organizzazione sociale modellata sulla rete dei social, lamentandosi pure del modo in cui la salvezza arriva dal cielo o dal mare, della tempistica e del freddo supplementare patito, è una stupidaggine. Roba da giornalisti e da gente che farebbe volentieri naufragio, pur di poter dire una banalità à la Pertini a una telecamera affamata o su un profilo Fb. Ci si può spingere senza tema di affondare fino a dire che ha ragione Michele Serra, l’Amaca di ieri, quando esprime l’idea “opinabile ma convinta che essere soccorsi non sia un ‘diritto’ scontato, ma una magnifica possibilità che la tecnologia, l’organizzazione degli stati e il denaro pubblico ci mettono a disposizione”. Ma è anche pur sempre il “privilegio, tutto moderno, della solidarietà”. Sperare di essere salvati da una catastrofe “non è uguale a pretenderlo come un ovvio benefit”. Si va in nave, c’è un alluvione. Ci sono persone che si fanno il mazzo e rischiano di loro per darti una mano. La sicurezza come benefit è un corollario sociologico figlio del perverso principio di precauzione in base al quale, nella società esente dal rischio, essere tirati fuori da sotto una slavina o da un traghetto in fiamme è un’automatismo come chiamare il numero verde se ti tamponano in macchina.
Siamo un giornale un po’ cattivista, ma tutto questo scandalo perché l’elicottero è in ritardo come un autobus di Marino o perché degli arruffoni bypassavano a sganassoni donne e bambini necessiterebbe una qualche puntualizzazione. Primo: fa parte un po’ della natura dell’uomo. Perché non dirlo? Ci sono voluti secoli di convenzioni navali per stabilire che non si gettano a mare gli indifesi. Al tempo di Giona, per dire, tirarono a sorte per decidere chi fosse il portasfiga nascosto nella stiva, e la sorte cadde su Giona e lo buttarono ai pesci senza tanti complimenti. Scritto nella Bibbia.
Poi ci sono altri paralogismi che andrebbero raddrizzati. O si ammette che su quel traghetto non c’era proprio la crème dell’occidente che veste Emergency, ma genti diverse, venute dall’est, con una percezione della vita umana e della portabilità sociale della bontà in scala diversa dalla nostra, e insomma non è colpa della Guardia costiera ma dello scontro di civiltà. O si dice che Boldrinova ha tutto il diritto di farsi chiamare “la” presidente, ma poi non si può invocare per le donne un posto-scialuppa in primafila: l’indifferenziazione sessuale è irreversibile, come i polsini delle camicie. O infine si dice che i bambini non sono pupazzi da salvare per non interrompere un’emozione, e invece da scartare quando le emozioni fanno rotta altrove. Se no, finitela. E’ successo quel che succede nelle tragedie in mare, si è fatto quel che si riusciva, e salvateci dai rompicoglioni.