IL CUORE DI MAFIA CAPITALE? NON È ROMA, MA
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UN PAESINO DELLA SICILIA - A MINEO IL CENTRO PER IMMIGRATI CHE VALE DIECI VOLTE LE COOP DI BUZZI. E BUZZI CI HA MESSO LE MANI. GRAZIE A ODEVAINE E ALL’UOMO DI ALFANO
Odevaine racconta (intercettato) di aver pilotato la gara per il Cara (Centro di accoglienza rifugiati) di Mineo, per il quale prendeva “10mila euro al mese” per il suo “contributo” - Il ruolo di Castiglione, uomo forte di Alfano in Sicilia, e l’Autorità per gli appalti che ha certificato l’illegittimità delle gare...
Claudio Gatti per “Il Sole 24 Ore” 30 DIC 2014 17:56
Migranti, soldi, corruzione e voti, questi gli ingredienti principali della brutta storia del “Mondo di mezzo”. Era un circolo vizioso in cui gli arrivi dalle coste libiche generavano business per i centri di accoglienza, e gli appalti per la loro gestione venivano aggiudicati a suon di mazzette a cooperative che davano lavoro a persone le quali poi garantivano il supporto politico. L’ingordigia clientelare andava di pari passo a quella elettorale.
Sebbene l’inchiesta sia nota ormai a tutti gli italiani come “Mafia Capitale”, non è però nella capitale che migranti, soldi, corruzione e voti hanno raggiunto l’apogeo. È a Mineo. Dal marzo del 2011 in quel paesino in provincia di Catania è infatti attivo il Centro di accoglienza richiedenti asilo, il Cara, che ha ricevuto di gran lunga più migranti di qualsiasi altro in Italia.
Non a caso Mineo suscita le brame del ras delle cooperative sociali romane Salvatore Buzzi. E il suo socio, l’ex terrorista dei Nar affiliato alla Banda della Magliana Massimo Carminati, lo definisce «il posto più grosso – gigantesco». Basti pensare che nel corso degli ultimi 20 anni, sotto le giunte Rutelli, Veltroni e Alemanno, dal Comune di Roma le cooperative di Buzzi avevano ottenuto appalti per un totale di 26 milioni e mezzo. Mentre dal 2011 a oggi a Mineo sono già stati spesi oltre 100 milioni e nel luglio scorso è stato aggiudicato – sempre allo stesso gruppo di imprese - un singolo appalto-record di altri 100 milioni circa.
È a Mineo che operava in veste di presidente e membro della Commissione aggiudicatrice degli appalti Luca Odevaine, l’uomo di collegamento tra il “mondo di sotto” di Carminati e il “mondo di sopra” delle istituzioni. È a Mineo che è stato aggiudicato un appalto in base a un bando definito dalla Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici “manifestamente illegittimo”. E infine è a Mineo che il partito politico di chi ha sin dall’inizio gestito gli appalti del Cara ha battuto ogni record. E sì, perché alle europee di maggio nel Comune di Mineo il Nuovo centro destra ha ottenuto oltre il 39% delle preferenze, percentuale di quasi dieci volte superiore a quella raccolta nel resto d’Italia, dove l’Ncd si è attestato attorno al 4.
A ricostruire la storia del Cara di Mineo è stato lo stesso Odevaine in una chiacchierata registrata dalle cimici dei Ros in cui spiega al suo commercialista di essere stato coinvolto nella gestione del centro siciliano su richiesta di Franco Gabrielli, il capo della Protezione civile che ne era stato nominato Commissario straordinario: «Venne nominato sub-commissario il presidente della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione (…) C’è voluto un po’ di tempo, però abbiamo concordato un percorso. Gli ho detto: ‘Guarda io capisco che dobbiamo assolutamente valorizzare tutte le realtà locali, fare un consorzio di cooperative che gestisca, però 'sta roba qua non può essere affidata solo a piccole cooperative locali (…) ma se qui non se fa una roba che c'abbia una sua professionalità rischiamo un disastro'.
Per cui alla fine lui capisce. Gli dico: ‘Noi dobbiamo creare un gruppo, poi facciamo la gara. Però certo favoriamo le condizioni per cui ci sia un gruppo forte, che (…) vince’. Per cui gli presento… già ne parlo con questi dell’Arciconfraternita a Roma, con cui ho sempre lavorato qui al Comune di Roma (...) che nel frattempo si erano fusi con la Cascina. Per cui li ho presentati a Castiglione (…) Si è strutturata questa roba, e dopodiché’ abbiamo fatto questa cosa… la prima gara. Io ho fatto il presidente della commissione. Poi c’è stata una seconda gara, e adesso questa è la terza gara che si fa. E in tutte e tre io so’ stato in commissione».
Dall’indagine è emerso che il compenso per Odevaine non arrivava solo dal gettone di circa duemila euro al mese che riceveva ufficialmente in quanto consulente della stazione appaltante di Mineo. In un’intercettazione lui stesso dice: «Su Mineo mi davano 10mila euro al mese, come - diciamo così - contributo». Mineo avrebbe reso a Odevaine il doppio di quello che secondo le intercettazioni dei Ros avrebbe ricevuto da Buzzi per orientare migranti e appalti sulle cooperative romane.
La spiegazione/confessione di Odevaine potrebbe essere inquinata da millanterie. Per questo Il Sole 24 Ore ha voluto verificarla con i protagonisti della vicenda. La prima verifica ha riguardato il ruolo di Giuseppe Castiglione, l’ex presidente della Provincia di Catania. Eletto deputato nel 2013, nominato sottosegretario all’Agricoltura da Enrico Letta e confermato da Matteo Renzi, Castiglione è il luogotenente di Angelino Alfano in Sicilia, segretario regionale del Ncd, il partito che nelle europee a Mineo ha registrato quell’exploit quasi miracoloso.
In una conversazione registrata dai Ros, Buzzi lo identifica come «il vero responsabile» del centro di Mineo. E in un’altra Odevaine lo chiama «il principale referente» di Ncd in Sicilia, «quello che gli porta i voti». Nel luglio 2011, Castiglione, all’epoca presidente della Provincia di Catania, è nominato da Gabrielli «soggetto attuatore» del Cara. E per la gestione del centro si porta con sé un dirigente esterno della Provincia che lavorava nei servizi sociali, Giovanni Ferrera.
A fianco a lui chiama anche Odevaine che, con Ferrera, prepara il primo bando. Il Governo aveva dichiarato lo stato d’emergenza. La gara è organizzata in tutta fretta. La prima richiesta di offerta è inviata per posta elettronica venerdì 5 agosto. La raccomandata alle ditte invitate a partecipare è spedita di corsa il giorno successivo da Bronte, paese natale di Castiglione amministrato dal di lui suocero e sponsor politico Giuseppe Firrarello. «Avevamo completato l’avviso la sera tardi e ho pregato un mio assistente che viveva a Bronte di spedirlo la mattina successiva da casa. Perché era l’ultimo giorno e c’erano termini di notifica da rispettare», ci ha spiegato Ferrera.
I termini, super-abbreviati dal regime di emergenza, scadevano dopo Ferragosto, il 17 agosto. Il giorno successivo, la commissione aggiudicatrice presieduta da Odevaine e composta da due soli altri membri, Ferrera ed Ettore De Salvo, ragioniere generale della Provincia di Catania, aggiudica l’appalto a un’Associazione temporanea di imprese.
In veste di capofila c’era il consorzio di cooperative palermitane Sisifo (i cui uffici catanesi erano in un appartamento di proprietà di un altro alfaniano di ferro, l’eurodeputato Giovanni La Via, a suo dire affittato da un’agenzia immobiliare a sua insaputa). Con Sisifo l’Ati includeva anche La Cascina, il gruppo nazionale legato a Comunione e Liberazione, e la cooperativa romana Domus Caritatis il cui presidente, Tiziano Zuccolo, era anche stato presidente dell’Arciconfraternita del S. Sacramento e del S. Trifone, la cooperativa di cui parlava Odevaine nella sua ricostruzione.
Zuccolo non è indagato , ma il suo nome ricorre spesso nei documenti depositati in Tribunale dalla Procura di Roma. In una discussione con Buzzi sulla “spartizione” di un gruppo di migranti siriani, Zuccolo viene registrato dicendo: «Salvato’… l’accordo è al 50 per cento. Dividiamo da buoni fratelli, ok?». Nella sua informativa il Secondo reparto del Servizio centrale dei Ros commenta: «Tale scambio di battute tra Buzzi e Zuccolo consentiva di acclarare l’esistenza di un accordo in ossequio del quale i richiedenti asilo e rifugiati assegnati al Comune di Roma andavano divisi ‘al 50 per cento', costituendo di fatto un vero e proprio cartello».
L’appalto dell’agosto 2011 scade dopo pochi mesi, e a fine dicembre 2012, in qualità di Soggetto attuatore, Castiglione ordina una nuova gara. A redigere il bando per la gestione dei servizi del Cara è ancora una volta il suo collaboratore Ferrera. Che assieme al solito Odevaine siede anche nella Commissione aggiudicatrice. Il 30 dicembre è pubblicato il bando. A parte quella capeggiata da Sisifo partecipa anche un’altra Ati composta dall’impresa palermitana Connecting People e dalla cooperativa Auxilium. Il 3 febbraio 2012 viene fatta l’assegnazione provvisoria a Sisifo nonostante la sua offerta economica fosse decisamente più alta di quella di Connecting.
Dieci giorni dopo Connecting e Auxilium inviano una lettera all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici in cui segnalano «palesi violazioni contenute negli atti di gara». In particolare l’illegittimità della previsione dell’avviso di gara che assegnava sei punti a chi possedeva un centro cottura entro un raggio di 30 km dal Cara di Mineo e del requisito per le società partecipanti che prevedeva l’esperienza di gestione di un servizio pasti «per un numero non inferiore a 2.000 per pasto». Entrambi i requisiti erano a loro dire disegnati per far vincere chi già gestiva il centro (la Cascina aveva appena comprato un centro cottura entro i 30 km).
Il 15 maggio 2012 l’Autorità invia una lettera al “Soggetto attuatore del Cara di Mineo” e in copia a Connecting people in cui si legge: «L’inserimento tra i criteri di valutazione della distanza del centro di cottura non appare conforme alle prescrizione del Codice (…); la formula utilizzata per il punteggio economico, oltre che difforme rispetto a quelle indicate dal Dpr del 5 ottobre 2010, viola (…) le formule previste. (…) Infine, per quanto concerne i requisiti di partecipazione (…) nel caso di specie il servizio di ristorazione rappresenta solo uno degli elementi che concorrono a definire il servizio di gestione di un Cara e il requisito in oggetto potrebbe escludere imprese specializzate che non hanno finora gestito un servizio di ristorazione come quello indicato nel bando».
Il Sole 24 Ore ha voluto accertarsi del significato di quelle parole e ha contatto telefonicamente il dirigente dell’Autorità che ha firmato la lettera.
«La nostra conclusione è stata che il bando era manifestamente illegittimo. Non c’erano dubbi interpretativi: quelle norme erano illegittime, favorivano chiaramente qualcuno e quindi abbiamo inviato quella lettera per invitare il Cara di Mineo al rispetto delle disposizioni violate e a mettersi in regola con gli appalti».
Si potrebbe conseguentemente pensare che la gara sia stata annullata. Invece no. Quella dell’Autorità rimane lettera morta. «Non avevamo, né abbiamo, potere sanzionatorio», ci spiega il dirigente. «E non avendo poteri impositivi sulle stazioni appaltanti non possiamo revocare il bando. Possiamo solo richiamare la stazione appaltante al rispetto del codice». E la stazione appaltante può serenamente ignorare il richiamo.
A dicembre del 2012 scade il regime di emergenza e il ministero dell’Interno, retto all'epoca da Annamaria Cancellieri, assume la responsabilità dei Cara. La gestione del centro di Mineo passa dal Soggetto attuatore – Giuseppe Castiglione – al Consorzio Calatino Terra di accoglienza, un altro consorzio appositamente creato dai Comuni della zona su iniziativa di Castiglione. Alla presidenza viene nominato… Giuseppe Castiglione. Occorre a quel punto fare una nuova gara.
Ma per un motivo o per un altro passa quasi un anno e mezzo prima che si possa fare. Nel frattempo l’appalto all’Ati di Sisifo procede a suon di proroghe, cinque in tutto. E, essendo stato eletto deputato, il 30 giugno 2013 Castiglione decide di passare il testimone a una sua compagna di partito, la giovane avvocatessa Anna Aloisi, eletta venti giorni prima sindaco di Mineo. Con la sua benedizione, naturalmente. E qual è uno dei primi atti ufficiali della nuova presidente del Consorzio? Rinnovare il contratto di consulenza a Odevaine.
Dopo aver firmato una convenzione per la gestione del Cara, il 20 dicembre 2013, l’amministrazione del ministero dell’Interno, a guidare il quale era nel frattempo giunto Angelino Alfano, nomina il consorzio di Aloisi “stazione appaltante” del centro di Mineo. Con il supporto “tecnico” di Odevaine, Giovanni Ferrera (che sei mesi prima aveva vinto il concorso per il ruolo di direttore generale del Consorzio Calatino) può così impegnarsi nell’allestimento del più grande appalto della storia di tutti i Cara d’Italia: quasi 100 milioni per un contratto di ben tre anni.
«Riceviamo due offerte solo. Ma una non è accettata perché i fogli erano in bianco. Non c’era offerta», ci spiega Ferrera. La commissione aggiudicatrice assegna l’appalto a una Ati composta dai soggetti di sempre. Con una sola novità: poiché la reputazione di Sisifo era stata scalfita dalla controversia sulla doccia anti-scabbia nel centro di Lampedusa, a fare da capofila della cordata questa volta è un nuovo soggetto, la cooperativa Casa della Solidarietà, cooperativa associata a La Cascina, il gruppo vicino a Comunione e Liberazione. Suo presidente: Tiziano Zuccolo, quello che si divideva i migranti con Buzzi e Carminati «50-50, da buoni fratelli”.
A Mineo la straordinaria serie ininterrotta di trionfi nelle committenze da parte del consorzio di Zuccolo è eguagliata solo dalla successione di vittorie politiche degli uomini e del partito di Alfano. A partire da Castiglione, che il 25 febbraio 2013 è eletto deputato e successivamente nominato sottosegretario all’Agricoltura. A seguire con Anna Aloisi, che il 10 giugno 2013 diventa sindaco di Mineo. Per finire con le europee di maggio che a Bruxelles portano Giovanni La Via e a Mineo fanno superare a Ncd il tetto del 39 per cento.
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