Il Papa degli italiani
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La messa d’incoronazione di Rep. per Bergoglio che piace alla gente
di Redazione | 30 Dicembre 2014 ore 06:25 Foglio
Commentando l’indagine su “gli italiani e lo stato” condotta da Demos per la Repubblica, il sociologo Ilvo Diamanti mette in primo piano la solitudine dei cittadini e la loro fiducia soltanto in Papa Francesco. I dati sono chiari: il più popolare degli esponenti dei poteri pubblici, Giorgio Napolitano, scende nell’apprezzamento dei cittadini al 44 per cento, mentre il Pontefice ispira fiducia a nove italiani su dieci. Tuttavia non ci si sottrae facilmente a una sensazione di sorpresa nel leggere su un organo di stampa che, al netto delle recenti interviste scalfariane, ha fatto della laicità, spesso nella sua versione laicista, una bandiera, un così vistoso riconoscimento al Pontefice romano. Diamanti cerca di evitare di apparire clericale sostenendo che la popolarità di Francesco non si estende alla chiesa nel suo insieme, ma non fornisce dati dell’inchiesta a sostegno di questa sua osservazione. Il papismo degli anticlericali non è una novità assoluta, ha precedenti illustri già nell’epoca risorgimentale, ma sempre con la premessa della priorità dello stato sulle autorità vaticane. Anche questo tassello sembra caduto, tanto che si contrappone proprio la fiducia nel Papa alla sfiducia nelle istituzioni repubblicane.
I laici dovrebbero porsi qualche domanda un po’ meno superficiale, domandarsi se le loro campagne “politicamente corrette” tendenti a negare i valori tradizionali della famiglia e della procreazione non abbiano, alla fine, ottenuto l’effetto controproducente di lasciare solo al Pontefice la titolarità della difesa di questi valori, il che renderebbe comprensibile il dato di una fiducia che va ben al di là del pur ampio numero dei credenti italiani. Sommessamente, però, si può anche ipotizzare che qualche domanda debba porsela lo stesso Papa Francesco. Il suo stile diretto piace, anche troppo, anche a chi non condivide i contenuti della sua predicazione, soprattutto sui temi più controversi della bioetica e della concezione della famiglia. Di questo può essere soddisfatto, a patto che questo fenomeno non nasconda una sorta di trasformazione mediatica della sua figura in una specie di icona buonista, una di quelle che egli stesso ha ripetutamente criticato, proprio perché disperdono il significato proprio della fede cristiana. Qualcuno il dubbio l’ha avanzato, nessuno ha risposto.