Il sottosegretario all'Istruzione elogia le occupazioni
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"Si fa sesso nei sacchi a pelo..." Faraone tesse le lodi di occupazione e autogestione: "Erano momenti formativi". E ammette: "Nei sacchi a pelo per fare sesso più che per dormire"
Matteo Carnieletto - Mar, 02/12/2014 - 12:28 Il Giornale
Un enorme campeggio. Così Davide Faraone, sottosegretario all'Istruzione del governo Renzi, sogna la scuola italiana.
Ci si dimentichi pure delle ore passate sui libri a imparare i casi latini o a leggere la Commedia di Dante. Il futuro della scuola è nei sacchi a pelo, usati più per occupare gli istituti e per fare sesso, che per dormire. "Quanti amori si sono consumati in quei sacchi a pelo", scrive sulla Stampa l'estasiato sottosegretario.
Per il sottosegretario, l'autogestione e l'occupazione ("esperienze di grande partecipazione democratica") rappresentano gli unici momenti realmente educativi per gli studenti. Lo stesso Faraone si vanta di aver scoperto la propria vocazione politica durante un'occupazione. E non importa se le scuole italiane ogni anno vengono paralizzate dalle autogestioni, durante le quali si parla al massimo "dei metodi di copulazione dei pinguini macaroni o dell'importanza dei terzini nel gioco del calcio". Ciò che conta è occupare, sentirsi liberi.
La scuola immaginata dai sottosegretari renziani deve essere viva, senza regole: "Non basta il suono di una campanella per fermare l'energia che si crea, cresce e muove in una scuola". Un ritorno agli anni Sessanta. Ma coloro che vivono nelle scuole e per le scuole la pensano diversamente. Paola Mastrocola, per esempio, in Togliamo il disturbo, scrive che per riformare la scuola bisogna innanzitutto nobilitarla, rafforzando regole e disciplina e, con esse, anche il desiderio di sapere degli studenti.
Ma la cosa più triste che emerge dalle parole di Faraone è la nostalgia per una giovinezza ormai perduta, come scrive Mario Giordano: "Fanno un po' tristezza questi ex ragazzi che sono passati dall'autogestione della scuola all'autogestione di Palazzo Chigi e vogliono applicare la loro nostalgia come metodo di governo