INTERVISTA. Wyplosz distrugge il piano Juncker:
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«Irrealizzabile»Il progetto per il rilancio dell'Ue? «Solo austerity e parole, niente soldi freschi», parola dell'economista Wyplosz. «Doveva togliere il patto di stabilità agli Stati».
di Antonietta Demurtas | 29 Novembre 2014, Lettera 43
Più che un piano di investimenti per la crescita quello di Jean-Claude Juncker sembra un progetto per mettere alla prova la tenuta degli Stati, per vedere quanto ancora possono resistere sotto la morsa del rigore.
Ne è convinto Charles Wyplosz, professore di Economia internazionale presso il Graduate institute di Ginevra e direttore del Centro internazionale di studi monetari e bancari.
«ANCORA AUSTERITY». «La proposta della Commissione europea è l’ennesimo programma di austerity, mascherato da gallina dalle uova d’oro», dice a Lettera43.it.
L'economista spiega come «promettendo miracoli» (21 miliardi di euro di risorse comunitarie da far fruttare fino a 315 miliardi grazie all'effetto leva), oltre a fare un «favore agli euroscettici», si rischia di «rendere la situazione economica ancora più disastrosa».
Quando parla del piano Juncker, Wyplosz non usa mezzi termini: «Non solo non è un piano, ma non è neanche una buona idea, non si realizzerà mai».
«VIA IL PATTO DI STABILITÀ». Più che proporre piani di investimento con «risorse che non ci sono», Juncker dovrebbe dire una sola cosa ai 28 Stati membri: «Dimenticatevi il Patto di stabilità per i prossimi anni, sino a quando la situazione non sarà migliorata», suggerisce l'economista franco-svizzero.
«Ma Juncker non ha il potere politico per prendere questa decisione, perché la Germania non è d’accordo».
Così il neo presidente dell'esecutivo europeo «finge di fare qualcosa, ma alla fine fa esattamente l’opposto di quello che finge di voler fare».
Parla di crescita, ma «continua a sostenere quelle politiche di austerità adottate negli ultimi quattro anni che hanno messo in ginocchio l'Unione europea».
DOMANDA. Non crede che il piano Juncker possa rafforzare la crescita?
RISPOSTA. Assolutamente no. Definire un piano di investimenti per la crescita da 315 miliardi nei prossimi 3 anni di euro vuol dire prendere in giro gli europei, perché anche se fosse vero, rappresenta meno dell’1% del Pil all’anno. E questo non è quantitativamente serio.
D. Di quanto avremmo avuto bisogno invece per far ripartire davvero l’economia?
R. Dipende dai vari Paesi, e anche dalle dimensioni della recessione. Avrei sperato però in una cifra reale che potesse essere almeno il doppio, quindi 600 miliardi. Ma soprattutto avrei suggerito una strategia diversa.
D. In che senso?
R. Non si tratta solo di promettere risorse, ma del modo in cui si dice di volerle reperire. Anche se dessimo per certo che quei soldi alla fine ci saranno davvero, ci vorrà molto tempo per decidere che tipo di investimenti fare, quali progetti scegliere, in quali Paesi realizzarli. E questo causerà una perdita di tempo enorme, oltre al fatto di acuire le tensioni tra i 28.
D. Si accapiglieranno tutti per spartirsi quattro soldi?
R. Sì, perché il Piano prevede che i capitali vengano divisi tra i 28 membri, che dovranno quindi lottare su chi prende e quanto. Ci vorranno mesi di negoziati. Sappiamo quanto sia difficile far partire un piano di investimenti e soprattutto portarlo a termine.
D. Sarà quindi l’ennesima incompiuta europea?
R. Ricorda tanto il Growth pact approvato dal Consiglio europeo nel 2012: si stanziarono 120 miliardi di euro per la crescita e lo sviluppo. Poi non se ne è più parlato. Ma il problema più grave oggi è che siamo davanti a un'altra recessione, abbiamo bisogno di rafforzare l’economia ora, non tra due o tre anni.
D. Insomma serve un piano di emergenza, non di finanza creativa.
R. Basterebbe mettere il Patto di stabilità da parte e dire ai governi: «Non preoccupatevi dei vostri Stability pact, fate tutto quello che è necessario per far ripartire le vostre economie nel miglior modo possibile e soprattutto il più presto possibile».
D. Sì, ma con quali soldi?
R. È vero che adesso nessuno ha i capitali necessari, ma al momento i Paesi non hanno neanche le risorse da mettere nel Fondo proposto da Juncker.
D. E anche se le avessero perchè dovrebbero metterle?
R. Appunto, non saprei. Abbiamo visto che la solidarietà in Europa non funziona, quindi questa proposta non ha senso. Perché gli Stati dovrebbero dare capitali senza sapere quanto possono riavere indietro in termini di progetti?
D. Di che cosa hanno bisogno gli Stati membri?
R. Dovrebbero essere liberi di fare ciò che è meglio per loro, ma abbiamo un presidente della Commissione che da un lato dice loro: «Spendete, investite, mettete soldi nel Fondo» e dall’altro ammonisce: «Dovete ridurre il vostro deficit».
D. Il 28 novembre la Commissione ha ricordato all'Italia che il piano di bilancio è «a rischio di non conformità ai requisiti del Patto di stabilità e crescita» e ha invitato il governo «ad adottare le misure necessarie» per garantire che il bilancio 2015 «sarà compatibile» con il Patto.
R. È Juncker contro Juncker: da una parte continua a insistere sullo Stability pact, che è quello che ha causato il disastro economico dell’Ue e di cui la Commissione è responsabile. Dall’altro presenta questo fantastico piano per la crescita basato sull’effetto leva, che è completamente inconsistente.
D. Che cosa avrebbe consistenza invece?
R. La miglior cosa che potrebbe fare è dire: dimenticatevi lo Stability pact per i prossimi anni sino a quando la situazione non migliora. Ma Juncker non ha il potere politico per farlo perché la Germania non è d’accordo. Finge di fare qualcosa, ma alla fine fa esattamente l’opposto di quello che finge di voler fare.
D. Ovvero mettere soldi?
R. No, perché tanto non li ha. Dovrebbe semplicemente smettere di colpire i Paesi e indebolirli con la continua richiesta di stabilità. Deve pensare solo alla crescita.
D. Anche se i Paesi avessero risorse da mettere nel nuovo Fondo, crede che queste potrebbero davvero attrarre investimenti privati?
R. No, certo che no. Questa è un altro punto debole della proposta. Essenzialmente la Commissione non ha messo soldi freschi, ma ha semplicemente riallocato qualche risorsa che aveva già stanziato. Allora perché il settore privato dovrebbe investire? Gli investitori oggi sono fortemente preoccupati per la mancanza di crescita in Europa.
D. I soldi messi a garanzia del Fondo dovrebbero vincere la paura degli investitori...
R. La paura non la si combatte a parole. In Europa non c’è nessuna prospettiva di crescita, quindi pensare di avere risorse dal settore privato senza che ci sia una domanda da parte del cliente è impossibile. A meno che tu non dia ai privati dei sussidi. Ma questo è il peggior modo di buttare i soldi, è molto stupido.
D. L'idea è dare le garanzie per assorbire i rischi iniziali dei progetti chiave che potrebbero migliorare le infrastrutture in Europa.
R. Il settore privato ha bisogno solo di una cosa: un mercato in crescita. Altrimenti non investe a meno che non gli vengano dati i soldi dalle autorità nazionali o dalla Commissione.
D. Gli eurodeputati di estrema destra, di estrema sinistra e i Verdi hanno criticato il Piano dicendo che l'effetto leva di 15 volte è una fantasia, che rende pubblici i rischi e privati i profitti.
R. Sì. Questo è esattamente quello che propone di fare questo Piano. E noi sappiamo che è quello che non avrebbero mai e poi mai dovuto fare.
D. Quale sarà il risultato?
R. Un grande regalo agli euroscettici. Un altro esempio del disastro causato dalla politica europea. La Commissione sta continuando a seguire la via dell’austerità, che è proprio la causa del blocco della crescita. Una situazione di cui l'esecutivo europeo è responsabile.
D. E non si può invertire la rotta?
R. Juncker non ha nessun spazio politico per mettere l’austerity da parte. Ma la cosa più grave è che pretende di dimostrare che sta facendo comunque qualcosa, così vende questo progetto di investimenti come qualcosa di fantastico, senza aver messo un soldo nuovo.
D. Uno specchietto per le allodole?
R. Qualcosa che hanno inventato solo per spostare l’attenzione dal vero problema.
D. Quale?
R. La loro ottusità. La Commissione è stata ed è la responsabile della recessione. Ripetono gli stessi errori da anni, non hanno nessuna scusa. Il patto di stabilità è stato un grande errore storico, così distruggono l'economia.
D. Juncker ha detto che «è il momento di rilanciare la crescita senza aumentare il debito pubblico». È possibile?
R. No, è questo che non funziona. Nel piano Juncker non ci sono soldi freschi e senza soldi non puoi far ripartire l’economia. Inoltre per crescere, i Paesi in difficoltà hanno bisogno di prendere in prestito dei soldi, ma se tu impedisci loro di prenderli in prestito, allora l'unico risultato è il disastro.
D. Ma c'è leffetto leva. La teoria è: 21 miliardi di euro di denaro pubblico dell'Ue potrebbero attrarre sino a 15 volte tale importo da parte degli investitori privati.
R. Completamente irreale. C’è questo sogno sull’effetto leva secondo il quale tu metti dei soldi e questi si moltiplicano. È un miracolo, ma sfortunatamente i miracoli non accadono. Se tu non metti niente, non avrai niente. L’ingegneria finanziaria non è un miracolo, ma una sofisticazione della gestione finanziaria che funziona solo in determinate e specifiche situazioni.
D. Per esempio?
R. Prima di tutto se il settore privato crede che si sarà la crescita, solo in questo caso investe, rischia i propri capitali. Non è mica stupido.
D. Allora più che finanza creativa, è politica creativa?
R. È il comportamento tipico della politica: fingere di fare qualcosa e allo stesso tempo pensare di non avere nessuna colpa per quello che non fa. Parlano e parlano, ma non stanno facendo niente di concreto, sono fuori dall’economia reale.
D. Nessun cambiamento quindi dal precedente esecutivo?
R. Questo disastro è colpa della Commissione di Barroso che non ha fatto niente durante la crisi se non insistere nel rafforzare lo Stabilyt pact e creare la Troika. E conosciamo bene i disastri che ne sono conseguiti. Se oggi la Commissione Juncker fosse più intelligente della precedente, cambierebbe rotta. Invece finge di fare delle cose sapendo che non saranno mai realizzate.
D. Non un buon inizio?
R. È un inizio terribile, la commissione Juncker sta mostrando la peggiore faccia della politica europea.