Bindi vuole la scissione del Pd. E annuncia: cominciata

la parabola discendente di Renzi. 2- Pd, Cuperlo contro Orfini: non sei un presidente di garanzia

Italia Oggi, News26/11/2014 9.40

1-Festeggia Rosy Bindi “il ritorno del Pd al 30%” e prende le distanze “dal messaggio che il premier ha costruito in questi mesi. Le sue parole hanno scavato un solco tra il governo, il segretario del Pd e il mondo del lavoro, la parte più sofferente dell'Italia". Parole, quelle consegnate dalla presidente della commissione antimafia al Corriere della sera, che minacciano chiaramente una scissione nel  Partito democratico se non si tornerà al 1996, cioè all’Ulivo: “Se il Pd torna a essere il partito dell'Ulivo, che unisce e accompagna il paese, non ci sarà bisogno di alternative. Ma se il Pd è quello di questi ultimi mesi, è chiaro che ci sarà bisogno di una forza politica nuova", ha sottolineato Bindi. La presidente della commissione Antimafia, poi, si spinge fino ad attribuire alle regionali in Emilia Romagna un significato nazionale e l’astensionismo record alle politiche del partito democratico. “E’ un problema per la democrazia di un Paese, per il Pd e anche per il governo, e per questo l'affermazione del premier Matteo Renzi, secondo il quale si tratta di un elemento secondario è molto grave, sostiene Bindi. Che aggiunge: “Se alle Regionali avessero votato gli stessi elettori delle Europee dovremmo dire che oggi il Pd è tornato al 30%, un numero più vicino al 25% di Bersani che non al 41 di Renzi", quindi, "il voto di domenica dimostra che è iniziata la parabola discendente, anche di Renzi". Parole che sembrano uscire dalla bocca di Matteo Salvini, leader della Lega Nord. E invece no, sono di una ex presidente del Pd.

2- Pd, Cuperlo contro Orfini: non sei un presidente di garanzia

Di Giampiero Di Santo Italia Oggi

Contro Matteo Orfini. Che ha votato alla presidenza del Pd ma che ormai non è più un presidente di garanzia. Gianni Cuperlo, leader della minoranza del Pd e già presidente del partito guidato da Matteo Renzi, commenta così le dichiarazioni di Orfini a proposito dei ribelli che sono usciti dall’aula per non votare contro il Jobs act. A Orfini, che ha definito gli ammutinati “vittime di protagonismo a fini di posizionamento interno, ma alla fine si sono autoisolati… E poi quanti sono? Il 10% del gruppo, bel risultato…. E poi è tutta gente che ha ingoiato senza dar cenni di sofferenza il pareggio di bilancio…”, Cuperlo, con un post su facebook ha scritto: “Che peccato, caro Matteo. Sono stato anch'io per qualche settimana presidente della nostra assemblea. Poi ho lasciato quel posto per le ragioni che sai. Qualche mese dopo un capo della tua corrente è venuto a chiedermi di non ostacolare la tua candidatura allo stesso incarico. E ti ho votato, a metà di giugno mi pare. Ti ho votato come presidente del nostro partito. Che dovrebbe essere una figura di garanzia verso tutti. Personalmente non mi sognerei mai di dire che la posizione di altre e altri, tra di noi, quando si esprime sul merito del provvedimento o di una legge risponde ad altre logiche che non siano quelle dichiarate. Mi piacerebbe che nel nostro partito questo principio fosse condiviso da tutti. Ma sarebbe giusto che a condividerlo fosse almeno il nostro presidente.  Vedi, tu sei un uomo colto e sai che la lingua, nel senso proprio delle parole, definisce il senso di ciò che si dice e a volte influisce su quella dimensione non verbale che pesa alquanto. "… Questa è tutta gente che ha ingoiato…". Tutta gente? Non è "gente", Matteo. Sono parlamentari del partito che tu presiedi. Ciascuno di loro ha una biografia, risponde alla sua comunità politica e di territorio. Sul pareggio di bilancio e sulla legge Fornero abbiamo detto e scritto non poche cose. Sulla seconda, in particolare, la battaglia per chiudere la pagina vergognosa degli esodati transita di decreto in decreto per estendere la platea dei salvaguardati. Ma non è questo il punto. No, proprio non è questo il punto Peccato. Stai bene”.

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