PCI. Cronologia della storia della Bolognina (2)

Reacconata da Giorgio Dell’Arti

Domenica 12 novembre 1989)

La svolta della Bolognina

• L’occasione Achille Occhetto è in macchina con il partigiano William (Lino Michelini). I due stanno per andare alla celebrazione della Bolognina. Occhetto si confida con il partigiano e gli chiede il suo parere su un eventuale cambio di nome del partito: «Per me il nome conta poco. È l’ideale che ho nel cuore» risponde. Occhetto: «È in quel momento io capii che quella era l’occasione giusta» per annunciare la svolta. Il segretario del Pci non ha consultato nessuno del partito.  

• La svolta Sono le 11 quando Achille Occhetto entra al civico 17 di via Pellegrino Tibaldi a Bologna. Fuori fa freddo. I partigiani presenti sono stupiti del suo ingresso. Poco dopo chiede la parola e sul palco annuncia in lacrime la svolta che prelude al superamento del Pci e alla nascita di un nuovo partito. Il pubblico è incredulo, in sala ci sono solo due cronisti Dondi e Balestrini (il primo dell’Unità, l’altro dell’Ansa, ndr). «Ora – dice Occhetto – occorre andare avanti con lo stesso coraggio che fu dimostrato durante la Resistenza (...) Gorbaciov prima di dare il via ai cambiamenti in Urss incontrò i veterani e gli disse: voi avete vinto la II guerra mondiale, ora se non volete che venga persa non bisogna conservare ma impegnarsi in grandi trasformazioni». Per Occhetto, in definitiva, è necessario «non continuare su vecchie strade ma inventarne di nuove per unificare le forze di progresso. Dal momento che la fantasia politica di questo fine ’89 sta galoppando, nei fatti necessario andare avanti con lo stesso coraggio che allora  fu dimostrato con la Resistenza». Bisogna quindi creare un nuovo partito di sinistra allargato a energie cattoliche, ecologiste e radicali, puntando all’Internazionale socialista.  

• Il discorso Il discorso della svolta della Bolognina di Occhetto dura non più di sei minuti.  

• Possibile Alla fine del discorso, i due giornalisti stanno andandosene. «Ma pensammo: avrà voluto dire che il Pci cambiava nome?» raccontano Dondi e Balestrini. Tornano indietro, seguono il corteo intento a depositare la corona, e chiedono a Occhetto: «Cosa fanno pensare le sue parole?». Il segretario risponde: «Lasciano presagire tutto». «Tutto cosa?» chiedono i due cronisti. Occhetto: «Dite che tutto è possibile».

• Battaglia di Porta Lame. Venne combattuta il 7 novembre 1944 nei pressi di Porta Lame, in via Macello a Bologna e vide impegnati da una parte contingenti provenienti dai distaccamenti della 7ª GAP (tra loro Lino William Michini) e dall’altra forze della Repubblica Sociale Italiana e tedesche. Nonostante la superiorità di queste ultime, i partigiani riuscirono a sfuggire al progressivo accerchiamento delle proprie postazioni provocando poi numerose perdite tra le file nemiche.

• La Battaglia della Bolognina In una casa di Bologna, al civico 5 di piazza dell’Unità alla Bolognina, dopo la battaglia di porta Lame del 7 novembre 1944, il comando partigiano aveva stabilito una base nella quale si trovavano 19 gappisti. Otto giorni dopo porta Lame, nella mattinata di mercoledì 15 novembre, verso le 7,30 giunsero in località Bolognina circa 300 tedeschi con 12 carri armati, che circondarono tutto il quartiere, bloccando le strade ed impedendo ogni traffico. Alle 8,30 del mattino giunsero sul posto anche 600 militi delle brigate nere. I partigiani presenti al momento nella base (17 uomini tra i 16 e i 18 anni) stabilirono di barricarsi dentro la casa e di rimanere occultati, accettando combattimento soltanto nella eventualità di venire scoperti. Verso le 12 i fascisti, che avevano già perquisito tutte le altre case della Bolognina, entrarono nel palazzo dove si trovavano e cominciarono a sfondare le porte degli appartamenti per ispezionarne gli interni. La porta della base in un primo momento resistette ai loro sforzi, perciò passarono oltre, salendo fino all’ultimo piano. Solo nello scendere tornarono ad accanirsi di nuovo contro la porta che cedette. Immediatamente fu aperto il fuoco contro i tre fascisti che eseguivano il rastrellamento, che caddero. Iniziò quindi la battaglia ed il tentativo di sganciamento. I nazifascisti ebbero pesanti perdite. Vennero sparati anche colpi di cannone contro le finestre da cui partiva il fuoco contro tedeschi e fascisti. Al termine della battaglia cinque partigiani avevano perso la vita. Altri 6 vennero catturati, di cui 5 feriti, essi furono torturati e fucilati fra il 18 novembre, il 13 e 27 dicembre ’44. I restanti partigiani riuscirono a mettersi in salvo.  (segue)

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