Iraq, : «Non è uno scontro tra islam e cristianesimo»
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Dice il Il Segretario di Stato Vaticano Parolin
Il Segretario di Stato: «La maggioranza dei musulmani rifiutano quei metodi brutali e disumani. Speriamo che il mondo islamico sappia dire una parola. La comunità internazionale sia presente nel Paese. La Chiesa non è stata in silenzio»
Quello che sta accadendo in Iraq «non è uno scontro tra islam e cristianesimo». Lo afferma il cardinale Pietro Parolin, che ieri sera, al termine della messa per il centenario della morte di san Pio X ha accettato di rispondere ad alcune domande di «Vatican Insider» sulla situazione internazionale. Meno di una settimana fa, nel dialogo con i giornalisti sull'aereo, Papa Francesco aveva spiegato che è lecito «fermare l'aggressore ingiusto», specificando però che fermare non equivale a bombardare, e che la decisione su come intervenire deve essere presa dalla comunità internazionale, dalle Nazioni Unite, e non da un singolo Paese.
Eminenza, che cosa pensa di quanto sta accadendo in Iraq?
«Ha già parlato il Papa, non commento le sue parole. Credo che la situazione sia fonte di grande preoccupazione per i cristiani e per tutte le altre minoranze. Noi speriamo veramente che gli sfollati possano tornare ai loro villaggi e che si possa ricostruire, attraverso un'azione politica di inclusione, un Iraq in cui tutti i gruppi minoritari abbiano il loro posto e possano contribuire alla costruzione del Paese».
Si augura un sussulto di coscienza da parte della comunità internazionale?
«Certamente la comunità internazionale deve intervenire. Deve intervenire nel senso che deve rendersi presente in quella situazione. Non è possibile che il Paese nelle condizioni in cui si trova ora ce la faccia da solo a risolvere i suoi problemi».
Alcuni presentano ciò che sta accadendo in Iraq come uno scontro tra cristianesimo e islam. È una lettura corretta o si tratta di una semplificazione?
«Io credo che sia una semplificazione. Leggevo proprio in questi giorni alcuni rapporti del nunzio in Siria, nei quali raccontava quanti musulmani soffrono per questa situazione e sono solidali con i cristiani. Quindi non si tratta assolutamente uno scontro tra islam e cristianesimo. Ci sono all'interno dell'islam, e credo siano la maggioranza, persone che rifiutano metodi così brutali e antiumani. Purtroppo alcune parti li assumono come propri ma penso che non siano condivisi da molti dei loro correligionari. Speriamo che anche da parte loro si sappia dire una parola in questo senso e quindi distinguere tra quello che si può fare quello che non si può fare, speriamo che ci sia anche una parola da parte del mondo musulmano».
C'è chi accusa la Santa Sede di essere intervenuta poco, di essere stata troppo silenziosa davanti al dramma iracheno...
«Non occorre sempre gridare per risolvere i problemi. Ci possono essere anche altre strade, altri metodi. Comunque il Papa ha parlato tantissime volte, non si può certo dire alla Chiesa di essere stata troppo silenziosa. E poi ci si sforza soprattutto di dare una mano concretamente per risolvere questi problemi».
ANDREA TORNIELLI, La Stampa 23.8.2014