Maddeché. La prima riforma è di stile informativo
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no tormentoni estivi
di Giuliano Ferrara | 21 Agosto 2014 ore 06:30
Sarà vero che il governo si è diviso sui tagli alle pensioni più ricche per racimolare denaro in vista della legge di stabilità? E’ allo studio l’eliminazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori? Ma davvero? Caspita! Oppure qualche apparato tecnico e burocratico-amministrativo, con il conforto dell’autorità politica, sottosegretari e altro, ha prodotto ipotesi, studi di cosiddetto ricalcolo delle erogazioni che beneficiano del sistema retributivo, e di questi studi qualcosa è passato in espressioni pubbliche e private molto ipotetiche di parlamentari e uomini di governo, fino alla finale smentita di tutte le smentite da parte di Palazzo Chigi: maddeché? Oppure il cadavere storico del grande articolo 18, divenuto totem parolaio, è risorto per riempire le pagine dei giornali d’estate?
Tutto è possibile, abbiamo anche noi messo in guardia dal rischio di comportamenti elusivi e pigri, da Letta bis, l’autunno dei conti è spesso spietato con i riformatori veri o finti. Ma lo schema informativo è sempre lo stesso. Il Giornalista Collettivo si allea con l’Analista Collettivo, il Sindacalista Collettivo e il Collettivo Politico, e alimenta una campagna che è la festa agostana delle maggiori testate. Cronisti politici, esperti economici, vestali austere dei princìpi massimi non negoziabili e dell’intoccabilità del ceto medio, tutti si esercitano nell’interpretazione e nello scavo delle fonti, anonime o firmate. Tutti inseguono interviste e pongono domande che implicano già le risposte, il sospetto dilaga, l’affare si ingrossa, come si dice. E la smentita delle smentite alla fine è sempre una sola cosa, governi Renzi, Berlusconi, Prodi, D’Alema, e prima di loro Craxi, De Mita, Goria, Rumor, Leone: il governo frantumato ha fatto marcia indietro.
Esistono paesi in cui dei numeri non si discute perché tutti ci si riconoscono, in cui non si conducono battaglie totemiche e puramente simboliche, in cui i governi sono presi un po’ sul serio finché non cadano, e l’esecutivo discute, studia, appronta, mentre i Parlamenti controllano, elaborano, incanalano in sedi istituzionali ciò che alla fine potrebbe diventare una proposta, anche embrionale ma non troppo ariosa, non troppo affidata al corridoio delle chiacchiere. La stampa segue il processo facendo attenzione a non perdere il tempo e il ritmo della decisione politica, cercando anche il pelo nell’uovo, ipotizzando nei casi estremi cose non viste o tenute coperte, sospettando ogni volta una cosa un poco più credibile e diversa dal solito, dipende dal rigore delle fonti, commentando liberamente, però si guarda bene, in questi Eldorado politici, dallo spacciare i suoi tormentoni estivi per realtà, riproducendo sempre la stessa gabbiuccia concettuale e informativa, agosto dopo agosto, governi chi governi. Da noi non è così.
© FOGLIO QUOTIDIANO