Lettere al Direttore Il Foglio 7.8.2014
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Giustizia, ONU e boschi abbandonati
Avidi, produttivisti, competitivi, iperattivi: infatti siamo in recessione
1-Al direttore - Sento parlare in giro di sfruttamento (economico) selvaggio del territorio, di avidità dilagante. Poi è tutto un denunciare affari e affaristi. E appena li denunci spuntano nuovi affari e nuovi affaristi. E poi c’è la ricerca del guadagno, del profitto a tutti i costi. Una schiera di capitalisti affamati e spietati. Bene. E poi siamo in recessione.
Giuseppe De Filippi
Non avete mai pensato a quanto possa essere buffa, ma anche stretta, la relazione tra un corsivo di Michele Serra e la produzione nazionale di ricchezza o pil, vero? E’ un problema: espettoriamo bellurie, ingurgitiamo recessione.
2-Al direttore - La riforma della giustizia che il governo si appresta a portare in Parlamento dopo l’estate è considerata un banco di prova da milioni di italiani. Sono rimasto stupito nel vedere che tra le dodici linee guida, recentemente presentate dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, non sia presente una norma che riformi l’eleggibilità politica dei membri della magistratura. Mi spiego meglio. Negli Stati Uniti è adeguatamente regolamentato il cosiddetto “revolving door”, fenomeno che vede il continuo scambio di ruoli tra persone che prima ricoprono un incarico politico (ad esempio, di governo o come legislatore) o all’interno di un ente regolatore e poi si trovano a svolgere attività di lobbying per qualche industria. Sebbene non sia regolamentato in Italia, il revolving door è assimilabile a ciò che accade tra magistratura e politica. Quotidianamente assistiamo a prese di posizione politiche da parte di singoli magistrati, che dopo qualche mese candidamente si presentano alle elezioni. Oppure, ancor peggio, escono allo scoperto interferenze di poteri (si veda il recente caso del sottosegretario agli Interni Cosimo Ferri sull’elezione del Csm). A candidarsi a una carica elettiva o a ricoprire un incarico di governo non può essere un magistrato in aspettativa. E sappiamo bene quanto siano numerosi quelli che attualmente lo sono. Non solo sono necessarie le dimissioni dalla magistratura, ma la nuova regolamentazione dovrebbe prevedere anche un periodo di attesa di 3 anni, prima di poter esercitare un altro dei tre poteri costituenti di una democrazia. Cordiali saluti.
Gianluca Di Tommaso
Mi sembrano cose giuste ma palliative. Ha ragione Carlo Nordio, l’unico appoggio riformatore con i magistrati fattisi partito sono le loro carriere in progressione automatica e oscenamente mescolate anziché divise.
3-Al direttore - Abolire subito tutte le organizzazioni internazionali, dall’Onu ad Amnesty! Sono delle greppie inutili e dispendiose. Nella lotta che si scatena negli stadi molta parte ce l’ha l’arbitro. Dobbiamo smetterla con lo stigma delle definizioni secondo la vulgata corretta del momento. Ammesso pure che Israele sia il popolo più criminale della terra (mentre da sempre è calpestata dal calcagno dello storico Nabucodonosor) allora nessuno tocchi Caino, altrimenti ci rivolgeremo alla corte universale di don Ciotti.
Luca Sorrentino
4-Al direttore - Il problema con tutti ’sti ambientalisti de’ noantri è che non hanno mai lavorato un grammo di terra e riescono a far morire anche le piante grasse che tengono in casa. Questa storia dei boschi che secondo loro eviterebbero le frane è la classica pecoronata ideologica. Vadano a vedere invece cosa succede nei boschi italiani, praticamente tutti abbandonati e in drammatica espansione, invece di sparar minchiate sulle vigne del prosecco. Provino una volta nella vita a metter mano a un ramo, non dico a un albero. Oppure non bevano prosecco, né altro.
Guido Valota
La vigna assassina è minchiata di sapore biblico, in effett