Lettere al Direttore IL Foglio 2.8.2014
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Le ex primavere e il “Muezzin afroamericano”
che non ne ha indovinata una
1-Al direttore - “Rivò un bel dì che era l’otto d’agosto / con la cravatta colore rosso. / Chissà perchè, che io m’ero illusa / che mi volesse parlare d’amor!”. (Enzo Jannacci, “Chissà se è vero”).
Maurizio Crippa
2-Al direttore - Il Muezzin afroamericano non ne ha indovinata una, dalla primavera araba al fatalismo per il califfo che occuperà Roma e dintorni. Tu hai il merito di aver risposto: chi vuole annientare Israele sarà impedito. Israele prevarrà. Questo hai spiegato mercoledì sera, 30 luglio 2014, a Lungotevere Raffaello Sanzio 8/c a Roma. Marina e io eravamo lì a pochi centimetri, fieri di esserti accanto con lo stesso parere.
Marina e Carlo Ripa di Meana
3-Al direttore - Fra la fine degli anni 70 e i primissimi anni 80, quando presidente dell’Internazionale liberale era Giovanni Malagodi, i liberali europei dal “liberalismo” di Haider presero le giuste distanze. Sul “popolarismo” di Orbán in Ungheria, i popolari europei sembrano oggi fin troppo indulgenti. Il che per l’Europa è davvero umiliante.
Luigi Compagna
4-Al direttore - Forse per decifrare quanto sta accadendo nell’Aula e nei corridoi di Palazzo Madama non serve Machiavelli, ma Freud. C’è infatti un lato oscuro nella psicologia dei franchi tiratori. Pretendono più trasparenza nelle decisioni, più lealtà nei leader politici, più partecipazione nei partiti, più democrazia nelle istituzioni, e poi si nascondono dietro ai giochetti del voto segreto. Qualche tempo fa Claudio Mencacci, il presidente della Società italiana di psichiatria, in un articolo sul Corriere della Sera spiegava che non solo gli elettori, ma anche gli eletti possono sbroccare. Del resto, la storia ci ha tragicamente insegnato che il passaggio, a volte indolore, dallo stato di diritto a quello paranoico non è improbabile. Ogni riferimento a quelli che dai banchi del Senato urlano “libertà, libertà!” è puramente voluto.
Michele Magno
5-Al direttore - Ho sempre avuto e continuo ad avere, nonostante tutto, grande stima per l’amico Luigi Zanda, conosciuto ai tempi in cui Cossiga lo sponsorizzò quale primo presidente del Consorzio Venezia Nuova, ente assurto, ahimè drammaticamente, agli onori delle cronache degli ultimi mesi. Sentirlo, però, difendere la norma costituzionale in materia di voto palese, paventando ciò che è poi accaduto oggi, con il voto segreto (messa in minoranza del governo Renzi sull’emendamento leghista in materia di competenza del Senato sui temi etici) fa un po’ sorridere, considerando che egli è a capo di un partito di nominati che, come tutti quei rappresentanti in Parlamento, sono stati dichiarati palesemente “illegittimi” dalla Corte costituzionale e dalla Suprema corte di cassazione, che, con l’appoggio del vituperato Cavaliere (estromesso con voto determinante del Pd dallo stesso Senato), si accinge a votare un combinato disposto, riforma del Senato e Italicum, che è peggio di quanto Mussolini seppe escogitare con la famigerata legge Acerbo. Altro che la “legge truffa” di cui propagandarono con successo i comunisti contro De Gasperi nel 1953; qui siamo a una “legge super truffa” che non può e non deve passare. Povero Cossiga se sapesse che uno dei suoi allievi prediletti, figlio dell’indimenticabile capo della polizia, Zanda Loi, finito tra le braccia degli ex, post e neo comunisti, si è ridotto a fare, lui che intelligente lo è, da servitore sciocco del ritrovato Stenterello fiorentino.
Ettore Bonalberti
6-Al direttore - Non ha trovato spazio nei giornali troppo impegnati con la vita agra. Ma l’ultimo giorno di luglio è stato il “Global orgasm day’’, un evento che, anche se non aveva il patrocinio delle Nazioni Unite, andava raccontato. Voleva essere una festa solenne della torrida passione globale, ma si è insinuato il solito sospetto della finzione anche in questa specie d’amore. Almeno a dar retta ai numeri. Raccontano alcune statistiche che, tra le lenzuola, il 41 per cento degli uomini finge l’orgasmo e nelle donne la percentuale sale al 73 per cento. Insomma una colossale coglionatura, un sesso in maschera, un doppiogioco burlesque. Così come l’altro global, quello warming, anche questo s’è rivelato una patacca.
Gino Roca
7-Al direttore - Nel cosiddetto “periodo olandese” Van Gogh realizzò uno dei suoi quadri più celebrati: “Mangiatori di patate”. Si fosse mai prodotto nell’opera “Mangiatori di banane” in un eventuale suo “periodo africano”, col cavolo che sarebbe diventato così famoso.
Gaetano Tursi