Ma sono davvero simili Bettino Craxi e Renzi?

Un paragone fra i due grandi decisionisti degli ultimi

trent'anni non suggerisce macroscopiche differenze. «Craxi ha battezzato Berlusconi, Renzi ne è stato cresimato. Renzi, come Berlusconi, per venderti un frullatore si guarderebbe con te l'intero album delle vacanze. Craxi avrebbe lanciato giù dalla finestra album e frullatore. Craxi era un analfabeta tecnologico postrisorgimentale. Renzi è un ex democristiano digitale». A proporre i raffronti è Luca Josi, non uno di passaggio. Produttore televisivo di successo (come il genero di Bettino, Marco Bassetti), quando era giovanissimo fu molto vicino a Bettino Craxi (quando la sua stella era già declinata). Era accanto a lui il giorno in cui, uscendo dal Raphael, il segretario del Partito socialista fu insultato e contro di lui furono lanciate le monetine, in segno di disprezzo. È singolare che Josi abbia scelto, per la sua analisi, le colonne del Fatto Quotidiano, che non è mai stato tenero con la memoria di Craxi, e non mostra alcuna simpatia per Renzi. Ma il paragone reggerebbe, perché i due hanno dimostrato una grande personalità, hanno tentato di mettere all'angolo i sindacati, si sono professati garantisti, hanno usato spesso la tecnica dei giocatori di poker, sfidando la sorte (e ricorrendo talvolta al bluff). È evidente che (al di là delle parole) per Josi il raffronto è improponibile sul terreno della geometria politica. «Il Bomba» (così definisce Renzi) ha «un domani che oscilla tra la figura di grande leader e quella di direttore marketing delle imminenti supposte di Mario Draghi». Un personaggio degno della cronaca, non ancora (e forse mai) della storia (come Craxi). Le pesanti difficoltà che Matteo sta incontrando in questi giorni sembrano dar ragione allo scetticismo. La violenta battaglia parlamentare in corso sulla riforma del senato, il rinvio delle decisioni che dovrebbero garantire la ripresa economica, i veti posti dalla Ue alla candidatura della Mogherini per il Pesc, stanno appannando l'immagine dell'ex sindaco di Firenze, malgrado il 41 per cento dei voti ottenuti alle europee, contro il 14 sul quale contava Bettino. Numeri simmetrici. Ma neppure qui il vantaggio di Renzi è destinato con certezza a fare la differenza.

Italia Oggi, di Massimo Tosti  2.8.2014

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