Lettere al Direttore Il Foglio 24.7.2014

Trovato il modo di ridurre il numero degli on.:

li arrestano

1-Al direttore - Chiesto l’arresto anche del deputato Cesaro. Il Pd voterà sì, come sempre. E’ la riduzione del numero dei parlamentari senza ricorrere a fastidiose sedute notturne.

Maurizio Crippa

2-Al direttore - La senatrice dei Cinque stelle Nunzia Catalfo è scoppiata a piangere a dirotto sin dalle prime battute della discussione in Aula del ddl Boschi sulla riforma del Senato. Ha poi spiegato i motivi di tanta disperazione su Facebook in questo modo: “Piango per i miei figli e i nostri figli a cui vogliono consegnare un NON FUTURO, piango perché vedo un popolo asservito, piango perché vedo dei rappresentanti delle istituzioni senza alcuno spessore politico, piango perché la nostra ITALIA si merita molto di più! MOLTO MOLTO MOLTO DI PIU’!…  Piango… ma non mi ARRENDO!”. D’altro canto Sergio Puglia, l’altro senatore M5s che ha immortalato il pianto della collega nell’Aula del Senato, commenta così: “Piangere per il Popolo Italiano, per i nostri figli e nipoti. La portavoce in Senato Nunzia Catalfo sa benissimo quello che sta per avvenire, e si dispera… La distruzione della democrazia avanza con l’accondiscendenza dei media e il silenzio degli intellettuali”.

Prima considerazione. I senatori in questione sembrano inclinare verso il patologico, e pazienza. Ma preoccupa che a dettare la linea in fatto di autorizzazioni all’arresto dei parlamentari siano personalità di tal fatta. Seconda considerazione. Che farà Nunzia Catalfo quando la riforma del Senato sarà approvata? Harakiri in Aula? Si darà fuoco? Appiccherà il fuoco, sul tipo muoia Sansone con tutti i filistei? Terza e ultima. Ma dove, e come, li hanno raccattati, i Cinque stelle, personaggi del genere? A Livorno il neo sindaco pentastellato ha aperto un concorso per curricula, per comporre la giunta comunale. A occhio, forse sarebbe il caso di includere, tra i requisiti, anche un certificato che attesti un accettabile stato di salute mentale.

Roberto Volpi

3-Al direttore - L’insofferenza renziana ai tempi del lavoro parlamentare è assai poco blairiana e pochissimo british. Ne discutevano l’altro ieri in televisione Paolo Pomicino, Andrea Romano, Sofia Ventura. Meglio però di ogni riferimento politico e costituzionale rifarsi ai grandi romanzi inglesi dell’Ottocento. Ad esempio, “Il Primo Ministro” di Anthony Trollope, riproposto proprio quest’anno dall’editore Sellerio. Vi si narra di Plantagenet Palliser, duca di favolose ricchezze, aristocratico devoto al bene comune e quasi predestinato al governo del paese. Ma i complessi passaggi della politica e le vicende della vita ne metteranno alla prova la fiducia in se stesso e nel proprio ruolo. Fino a farlo diventare sempre più altezzoso, intollerante, scostante, tirannico. Quella di Renzi sarà comunque storia diversa: autorità e autoritarismo saranno sempre relativi; alla peggio vi si descriverà il percorso di un ex sindaco prigioniero di una propria idea della politica (nazionale, internazionale, istituzionale) a sua volta prigioniera di quel che lega dal 1993 consigli comunali e sindaci.

Luigi Compagna

Il Senato della Repubblica è un antico club rappresentativo del paese e dei partiti, ha ospitato nei suoi banchi miei ascendenti (mi è dunque caro), una funzione costituzionale l’ha avuta. Ma ora è meglio svuotarlo del potere duale che rallenta il ritmo del sistema decisionale. E prendere atto di questo non è che maturità repubblicana. Viva Giorgio Napolitano.

4-Al direttore - Si chiamava Olli Rehn ed era la bestia nera dei Piigs, rovinati dall’euro e dalle politiche economiche suicide di questa Europa. Esercitava molto bene questa sua prerogativa, i risultati si sono visti, nonostante i disastri vengano messi sotto lo zerbino in modo che se ne sappia il meno possibile. Dalla Grecia non si sa più nulla: o sono diventati più benestanti degli svizzeri grazie alle politiche della troika, o sono in una condizione tale per cui è meglio mettere tutto a tacere, in una sorta di vergogna internazionale. Ora c’è il cambio della guardia. E’ arrivato un certo Katainen, altro finlandese, nuovamente appartenente a un popolo che rappresenta appena l’uno per cento del mezzo miliardo di europei, con un nome sinistro che ricorda in pieno lo strumento principale per fare harakiri. Che sia un segno premonitore?

Egidio Kaunis Pioppi

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