Alitalia, Cisl, Uil e Ugl firmano l’intesa al
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ministero. Non la Cgil che prende tempo
Il sindacato della Camusso: "Vediamo il testo, risposta entro 3 giorni". L'ultima proposta di Lupi: 616 esuberi ricollocati, 681 esternalizzati entro il 31 dicembre, 954 tra mobilità e contratto di ricollocamento
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 luglio 2014
Cisl, Uil e Ugl hanno firmato sabato sera il testo dell’accordo sugli esuberi di Alitalia presentato dal governo. Si è chiusa così una prima fase del negoziato che è arrivato al secondo giorno di full immersion interrotta da poche pause. Non così la Cgil che ha invece chiesto tre giorni di tempo per dare la sua risposta. “Ci siamo riservati di vedere il testo”, ha fatto sapere il sindacato di Susanna Camusso dopo aver preso visione della proposta del governo. Che nell’ultima formulazione del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, prevede 2251 esuberi di cui 616 ricollocati nel perimetro aziendale e 681 esternalizzati entro il 31 dicembre 2014. Per gli altri 954, mobilità e sperimentazione contratto di ricollocamento, mentre non è previsto l’uso della Cassa Integrazione prima della mobilità.
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Che la strada dell’accordo con la Cgil fosse tutta in salita, del resto, era apparso chiaro fin dalla mattina di sabato, quando il segretario generale aveva gelato le dichiarazioni della vigilia del ministro dei Trasporti che venerdì aveva parlato di dimezzamento degli oltre duemila esuberi. “Non troviamo traccia, nelle dichiarazioni fatte ieri dai ministri, che ci sarebbe una significativa riduzione nel numero degli esuberi”, aveva detto la Camusso entrando al ministero dei Trasporti per riprendere le trattative interrotte alle quattro del mattino. L’operazione Etihad, secondo il segretario Cgil, sarebbe “una cessione di ramo d’azienda con licenziamenti collettivi, che non è mai stata fatta in altre aziende”. Poi l’avvertimento a Lupi: “Le trattative hanno i loro tempi, se non risolvono i problemi non si può chiudere”. Un chiaro messaggio a Lupi che sempre venerdì che aveva dato un ultimatum per la chiusura entro sabato mattina.
Più morbidi gli altri colleghi. “Renzi l’altro giorno ha parlato di Alitalia ma ora deve fare di più - aveva detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - Il governo deve garantire che i lavoratori in esubero vengano riassorbiti o avviati verso altre aziende”. In particolare il leader della Cisl aveva chiamato in causa la società degli Aeroporti di Roma dei Benetton, Adr, che nei giorni scorsi ha smentito l’ipotesi di una riassunzione di lavoratori in esubero della compagnia. “Adr potrebbe fare qualcosa in più, scucendo qualche posto di lavoro”. Rimostranze di rito a parte, la Cisl non aveva però fatto mistero di voler chiudere la vertenza entro sabato: “Non si può andare avanti all’infinito. L’accordo va fatto, siamo allo showdown. Ieri abbiamo chiuso l’accordo con Fiat e questo dimostra che quando c’è la volontà si fanno accordi per il Paese. Simbolicamente Alitalia vale molto di più e ci deve essere l’impegno di tutti a chiudere – aveva detto ancora Bonanni – La Cisl è pronta a chiudere oggi perché questa storia non può andare avanti all’infinito”. E, parlando con i giornalisti, il leader della Cisl aveva colto anche l’occasione per rivendicare quanto fatto nel 2008 “quando è stata scongiurata una svendita ad Air France. Sono contento di quanto è stato fatto allora perché ad Alitalia è stata garantita una tenuta ed ora la compagnia ha la possibilità di diventare quattro volte più potente di prima”.
“Io credo che si debba fare qualsiasi sforzo per portare a casa la trattativa in giornata”, aveva detto dal canto suo Giovanni Centrella dell’Ugl parlando alle telecamere di RaiNews24. “Bisogna essere responsabili – aveva aggiunto – sia da parte dei sindacati sia dell’azienda e del ministero. Noi non dobbiamo salvare solo i 980 lavoratori in mobilità, ma i 2251, con quelli che sono gli strumenti attuali”. Un parziale incoraggiamento, insomma, per l’amministratore delegato della compagnia aerea, Gabriele Del Torchio, che in mattinata si era detto ottimista sul raggiungimento dell’accordo:”Sono fiducioso, andiamo avanti, davanti a noi c’è una prospettiva importante con Etihad”. Mentre il presidente Roberto Colaninno aveva aggiunto che “non c’è nessuno slittamento, tutto tranquillo, tutto normale”.
In ogni caso l’ultimatum di Lupi non è stato rispettato dopo che il tavolo aperto venerdì è proseguito fino alle 4 del mattino “ma non è stata raggiunta un’intesa, ci sono ancora nodi da sciogliere”, come avevano fatto sapere i sindacati a metà giornata non prevedendo una chiusura prima di domenica. In particolare, “deve essere approfondita la proposta Poletti sulla ricollocazione”. Quest’ultimo venerdì aveva spiegato che “per gli esuberi verrà utilizzato per la prima volta il contratto di ricollocamento previsto dalla legge di stabilità” e per il quale sono stati stanziati 15 milioni di euro. Si tratta di ”uno strumento che consente a chi è in mobilità di fare un accordo con l’Agenzia del lavoro del Lazio, con il supporto di un’unità di missione con all’interno i ministeri interessati: Lavoro e Infrastrutture, la Regione in collaborazione con l’Enac, organizzano la possibilità di costruire un percorso di ricollocamento”, aveva specificato Poletti.
Quanto ai dettagli dell’ultima proposta di Lupi, dei 616 dipendenti che verranno ricollocati in azienda ci saranno 250 assistenti di volo in solidarietà, 200 che andranno a sostituire i contratti a tempo determinato, a questi si aggiungeranno pensionamenti e dimissioni volontarie. I 681 dipendenti esternalizzati saranno distribuiti nella manutenzione nel settore It e altri nel servizio di fornitura dei fornitori di Alitalia e AdR. Infine ci saranno 100 piloti e 100 ingegneri che andranno ad Etihad. Tutti questi 681 esternalizzati andranno in mobilità tecnica. Dopo la firma dell’accordo quadro, la discussione fra governo, sindacati e azienda è incentrata al momento sul nuovo accordo aziendale ma ci sarebbero delle difficoltà perchè il testo non è stato mai discusso dalle parti. Quindi i sindacati lo stanno analizzano comma per comma.
Oramai è una costante: CGIL non firma contratti se non “dopo” ma pretende avere parola in capitolo. Intanto 50 grandi aziende italiane acquistate da compratori esteri. Le Piccole e medie aziende e commercianti chiudono per burocrazia, mancanza di credito bancario, tasse e calo delle vendite. Opact