Tutti contro tutti in Ncd, un partito

a rischio scioglimento nell’olio d’oliva

di Redazione | 27 Giugno 2014 ore 06:30

Roma. Ogni volta che lo fanno arrabbiare, l’ultima volta per una questione che riguarda le sue vere (o presunte) ambizioni di vicepresiedere il Csm, Renato Schifani chiama Angelino Alfano: “Guarda che stavolta torno davvero in Forza Italia. E non sarò il solo”. E l’altro, abituato com’è a smussare, a sciogliere nell’olio d’oliva: “Ma no, ma che dici, Renato. Tu sei importantissimo”. Poi tuttavia Alfano chiude il telefono e sbuffa con Gaetano Quagliariello, talvolta con Maurizio Lupi, “vorrei vedere chi se lo prende”. E Quagliariello e Lupi allora gli ricordano cos’è davvero importante, glielo ripetono tutti i giorni che “o ci leghiamo a Renzi o siamo fregati. Dobbiamo diventare fondamentali per lui. Altro che Berlusconi e Schifani”. E insomma il Nuovo centrodestra è nei guai, il partitino è al due per cento, si sa, e Matteo Renzi dà segni d’insofferenza nei confronti di Alfano protagonista del caso Shalabayeva, e poi incauto dichiaratore gaffeur nel caso Gambirasio. Ma non solo. Nei corridoi di Palazzo Chigi dicono che Renzi sia preoccupato anche dalla storia dell’Expo, innervosito dalle mosse (incaute?) del ministro dei Lavori pubblici, l’alfaniano Lupi, a cui viene anche imputato il pasticcio del decreto sulla Pubblica amministrazione bocciato da Napolitano. Così il presidente del Consiglio in questi giorni raccoglie i resti di Sel e di Scelta civica, che quasi gli cadono tra le mani, e osserva comporsi attorno a sé nuovi rivoli e gruppetti che infoltiscono la sua riserva di voti, anche in Senato, rendendo forse sempre meno necessari Alfano e compagni: Renzi ha già guadagnato circa diciotto deputati e sei senatori tra parlamentari fuoriusciti e parlamentari che stanno per abbandonare Vendola e Monti (senza tener conto degli ex grillini iscritti al gruppo misto con i quali da giorni discute Pippo Civati).

Il Foglio

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