Renzi il magnifico. Già sbaragliati i partiti
- Dettagli
- Categoria: Firme
di centro e estrema sinistra
di Sergio Soave. Iyalia Oggi, 23-6-2014
Il successo elettorale ottenuto da Matteo Renzi, che è la conseguenza di un evidente tentativo riuscito di occupare spazi di centro, provoca, com'era prevedibile, uno smottamento verso il Partito democratico di settori di quest'area, che non ha più riferimenti politici competitivi dopo il suicidio politico di Mario Monti. Meno spiegabile, a prima vista, appare la frana che si sta spostando da Sinistra ecologia e libertà, che si colloca storicamente alla sinistra del Pd, verso un Pd che si muove invece verso il centro. Il raggruppamento in questione, peraltro, era già la conseguenza di una secessione filo-Pd di Rifondazione comunista, realizzata da Nichi Vendola (con gli auspici un po' iettatori di Fausto Bertinotti) allo scopo di stabilire un'intesa elettorale con Pierluigi Bersani, dopo aver partecipato alle primarie in funzione interdittiva nei confronti di Matteo Renzi.
Forse la spiegazione sta proprio in questo: mentre Vendola punta a ricostruire l'alleanza elettorale col Pd ponendosi come punto di riferimento dei settori di minoranza di quel partito che cercano di scrollarsi di dosso il predominio renziano, gli altri, che hanno esperienza parlamentare reale, pensano che questa sia un'illusione puramente politicistica, di cui si può forse discutere sulle elitarie riviste della sinistra post o para marxista, ma che nella politica reale, basata sui rapporti di forza, l'unica strada possibile è quella di una collaborazione con il Pd che c'è e con chi lo dirige davvero.
La sindrome della mosca cocchiera, cioè di una formazione millimetrica che si ritiene in grado, per il valore superiore della sua visione ideologica, di imporre l'agenda e le scelte fondamentali a partiti assai più grandi, è assai diffusa in Italia, anche per il vezzo di settori della Dc, soprattutto dorotei, di lasciare agli alleati minori la sensazione di esercitare un'influenza assai superiore a quella reale. A sinistra, però, questo gioco non ha mai funzionato un granché: se Bertinotti (o magari Armando Cossutta) hanno contato più del loro peso reale è perché questo, volta a volta, sembrava convenire a Romano Prodi o a Massimo D'Alema.
Ora a Renzi non serve di sicuro una «copertura a sinistra» mentre i suoi oppositori interni non hanno niente da offrire a Vendola, visto che non riescono nemmeno a mantenere un controllo passabile dei loro parlamentari. La scelta dell'adesione pura e semplice al Pd è più lineare e rende esplicita una subalternità oggettiva, la cui negazione da parte di Vendola, che punta sulla distinzione bizantina tra sinistra di governo e sinistra al governo, è sempre più criptica e patetica.