La condanna del M5S, non stare di qua né di là
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I travagli del M5S sono logico frutto dell'anomala condizione
di Marco Bertoncini , Italia Oggi 31.5.2014
del grillismo. Il movimento ottiene voti non in ragione del programma, della propaganda, men che mai dell'azione degli eletti, ma solo perché molti milioni d'italiani non ne possono più dell'intera classe dirigente, politici in prima fila, ed esprimono indifferenza o protesta non votando oppure, appunto, appoggiando le liste di Beppe Grillo. Si tratta di voti «contro» (contro tutti gli altri, come un «abbasso tutti»), ben più che di voti «per» (al massimo, sarebbero per un vaffa cosmico). La conferma viene dal raffronto tra voto europeo e regionale o amministrativo: i suffragi politici si assottigliano, perfino si riducono a un terzo o a un quarto.
Finora Grillo, consapevole che qualsiasi schierarsi di qua o di là lo consumerebbe, è stato attentissimo nell'evitare anche solo l'impressione di appoggiare governo, maggioranza, Pd. Gianroberto Casaleggio pare ancor più convinto di tale linea politica, ritenuta la sola premiante. Ovviamente i mezzi d'informazione di sinistra odiano questa condotta: dal giorno dopo le politiche la Repubblica conduce un'incessante campagna perché il M5S si collochi accanto al Pd, e quindi dà spazio e spago a qualsiasi dissenziente. È improvvisamente giunta la necessità di trovare una collocazione europea. I grillini potrebbero stare fra i non iscritti: ne avrebbero pesanti conseguenze in termini di operatività. Per esercitare una normale attività nell'Europarlamento, aderire a un gruppo è condizione essenziale. Però andare con gli euroscettici pare a molti improvvido. A dir la verità pare condannabile soprattutto a quelli che nulla avrebbero da dire se il M5S si schierasse, putacaso, fra i verdi o nella sinistra dura