Renzi critica l'Ue e rilancia sulle riforme
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Il premier alla direzione del Pd: "Siamo il primo partito
d'Europa. Tocca a noi cambiarla"
Matteo Renzi, dopo aver ottenuto una vittoria netta alle elezioni europee, ha inaugurato la direzione del Partito democratico, tracciando un bilancio dopo il voto e indicando le future iniziative che il Pd dovrà intraprendere. "Abbiamo ricevuto un consenso che ci impone di cambiare il nostro Paese e l'Europa in maniera decisa", ha esordito Renzi, che ha rivendicato il successo ottenuto alle elezioni del 25 maggio. "Siamo il partito più votato in Europa, più della Cdu, con 11 milioni di voti. Avvertiamo una responsabilità che è naturale che venga colta e non immiserita in scontri interni".
"Il Pd", ha continuato il premier, "si è posto non come garante di conservazione ma come testimone di speranza" e "la partita è stata vinta dalla speranza, per questo non possiamo indietreggiare su questa vocazione". Pertanto, secondo Renzi, la sinistra italiana ha ora il compito di "guidare l'Europa verso un profondo cambiamento perché così com'è, l'Ue non funziona. "Abbiamo il dovere di dire che la risposta che l'Europa ha dato alla crisi non è stata sufficiente alle attese dei cittadini europei". Il Pd deve quindi puntare sul largo consenso raccolto "che ci impone e ci chiama a cambiare il Paese e l'Europa in modo deciso". La scelta delle poltrone alla guida della Commissione non è prioritaria per Renzi: "Prima delle dissertazioni sui nomi è importante capire se le idee che il Pse ha espresso sono ancora valide oppure no. Questo è il punto di partenza: c'è o non c'è la consapevolezza che di fronte al populismo c'è da investire sui valori di cittadinanza e sui valori sociali". Così, Renzi conclude che non esiste alternativa al cambiamento dell'Ue: "L'Europa cambia perché l'alternativa è l'Europa che non si salva. Se il cambiamento d'Europa non lo fa il primo partito d'Europa non lo fa nessuno", ha aggiunto.
Il premier è poi tornato sulla campagna elettorale appena conclusa e sugli errori commessi da Beppe Grillo e dal suo movimento: "Il punto più basso è stato toccato quando un cantante sul palco di San Giovanni ha detto di odiare Napolitano più come uomo che come politico". E ancora, Renzi ha attaccato: "In streaming si fanno i dibattiti, a trovare i populisti inglesi ci si va di nascosto", ha detto riferendosi all'incontro tra il leader dei pentastellati e Nigel Farage, guida dell'Ukip britannico.
Niente alibi, è il motto di Renzi, perché "il tempo delle riforme è questo. Nessun rinvio". "Abbiamo il dovere di presentarci a quella storica battaglia europea togliendo ogni alibi a chi dice che il problema dell'Europa è l'Italia e il problema dell'Italia sono le istituzioni europee". Pertanto il mese di giugno sarà secondo il leader del Pd un periodo decisivo per il Paese: "Auspico che entro l'estate si chiuda il capitolo legge elettorale, subito dopo la riforma della Costituzione", passando per "una misura sulla competitività che sarà presentata il 20 giugno al consiglio dei ministri". Ma nella lista delle miste da implementare entro il mese prossimo, Renzi ha incluso anche per il caso Alitalia, la cui soluzione è "questione di ore", la riforma della Pa e del Senato.
Sempre a giugno il Pd rinnoverà inoltre la segreteria. Lo ha proposto lo stesso Renzi alla direzione, dato che "la metà di noi è al governo, non ha senso che rimanga così".
Il Foglio, 9 maggio 2014 - ore 16:49