I “preti” che parlano solo di divorzio e altri

sassolini che il Papa s’è tolto

Non è piaciuto al Papa che “tante persone, anche di chiesa, preti” abbiano  detto pubblicamente che il Sinodo straordinario sulla famiglia del prossimo ottobre è stato convocato per “dare la comunione ai divorziati”. Questi preti “sono andati proprio lì, a quel punto. E ho sentito come se tutto si riducesse a una casistica”, ha aggiunto il Pontefice gesuita. Francesco ha voluto chiarire la questione durante la conferenza stampa a bordo dell’aereo che lo riportava a Roma dopo il viaggio di tre giorni in Terra Santa. Bergoglio si riferiva a quei cardinali che s’erano mostrati perplessi per la “teologia in ginocchio” del cardinale Walter Kasper, che tra i molti interrogativi posti nella sua lunga relazione presentata agli eminentissimi convenuti a Roma, s’era domandato quale fosse la ragione per negare la comunione ai divorziati risposati se la chiesa, per loro, aveva già permesso la comunione spirituale. Teologi e matrimonialisti avevano ricordato che sul tema aveva chiaramente parlato san Giovanni Paolo II con la Familiaris Consortio e il cardinale Carlo Caffarra, su questo giornale, sottolineava che “la ragione per cui la chiesa non ammette i divorziati risposati all’eucaristia non è perché la chiesa presuma che tutti coloro che vivono in queste condizioni siano in peccato mortale”. Semmai, lo fa perché “il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quella unione di amore fra Cristo e la chiesa significata e attuata dall’eucaristia”. E sulla stessa linea avevano parlato anche i cardinali Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke e Walter Brandmüller, per non parlare di quanto detto e ripetuto più volte in modo netto dal prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il confermato (da Francesco) ed elevato alla porpora Gerhard Ludwig Müller. Proprio quest’ultimo aveva ricordato che “se il matrimonio è indissolubile come insegna la dottrina cattolica, esso non può essere sciolto”. C’è ben poco, dunque, da discutere, anche perché “al mistero di Dio appartengono, oltre alla misericordia, anche la santità e la giustizia; se si nascondono questi attributi di Dio e non si prende sul serio la realtà del peccato, non si può nemmeno mediare alle persone la sua misericordia”. E il Papa non vuole che il dibattito sinodale si fossilizzi solo sulla questione che comunque sembra essere la più divisiva: “Il problema della pastorale della famiglia è molto, molto, molto ampio. E si deve studiare caso per caso. Bisogna studiare le procedure di nullità matrimoniale, la fede con la quale una persona va al matrimonio e chiarire che i divorziati non sono scomunicati, e tante volte sono trattati come scomunicati”. Certo, ha aggiunto Francesco, il tema dei divorziati risposati sarà affrontato, “ma nell’insieme”.

Tra le diverse domande che i giornalisti a bordo hanno rivolto al Papa, c’è stata anche quella relativa alla possibilità di rivedere le norme ecclesiastiche che regolano il celibato sacerdotale, tema tornato all’ordine del giorno dopo la lettera che ventisei compagne di preti hanno inviato al Papa chiedendogli un’udienza privata affinché “il grido rimasto per troppo tempo inespresso venga accolto e compreso”. Francesco ha ricordato che “non essendo un dogma di fede, la porta è sempre aperta” per rivedere il celibato dei presbiteri: “E’ una regola di vita che io apprezzo tanto e credo sia un dono per la chiesa”. Se in futuro si decidesse di cambiare la norma, non sarebbe tuttavia un dramma. Dopotutto, “la chiesa cattolica ha i preti sposati, no? I cattolici greci, i cattolici copti? Ci sono, nel rito orientale, i preti sposati”. Nessuna svolta, però, è dietro l’angolo: “Abbiamo cose più forti da intraprendere”, ha aggiunto il Papa, aggiungendo che il tema non è all’ordine del giorno neppure nelle conversazioni con “il fratello Bartolomeo”, patriarca ecumenico di Costantinopoli.

A un mese dalla duplice canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e in attesa della beatificazione già programmata per il 19 ottobre di Paolo VI, Francesco ha anche spiegato perché per Pio XII l’iter vada più a rilento: “La causa è aperta e io mi sono informato. Ma non c’è ancora nessun miracolo, e se non ci sono miracoli non può andare avanti. E’ ferma lì. Dobbiamo aspettare la realtà, e poi pensare di prendere delle decisioni. Ma la verità è questa: non c’è nessun miracolo ed è necessario almeno uno per la beatificazione. E io non posso pensare se lo farò beato o no”.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Matteo Matzuzzi   –   @matteomatzuzzi, 28 maggio 2014 - ore 06:59

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