Plebiscitato anche perché non comunista

Renzi, col 40,8%, ha preso il doppio dei voti raccolti

da Grillo (21,2%) che invece veniva dato a testa testa nella volata con il Pd. Renzi, quindi, non solo ha battuto l'avversario esterno (Grillo) ma anche l'avversario interno, che si annida nelle fila Pd e che non aveva rinunciato alla possibilità di rovesciare il tavolo e di rimandare a Firenze l'abusivo (agli occhi loro) segretario del Pd e premier.

L'operazione non è riuscita e ora, nel Pd, anche i più strenui avversari di Renzi si autocompiacciono per il risultato che loro avevano avversato ad ogni livello. Adesso, dopo solo 24 ore, non se ne ricordano più. Pare che questa perdita della memoria sia dovuto all'istinto di sopravvivenza che non si fa vivo solo nei gorghi di un fiume in piena ma anche nei flutti apparentemente più calmi della politica. Anche se non si conoscono ancora le migrazioni di consenso da un partito all'altro, la sensazione è che verso Renzi siano affluiti molti voti di centrodestra, spesso espressi da persone che non avevano votato a sinistra.

La presenza di Renzi (che è il primo segretario del Pd, salvo Franceschini, che non proviene dal vecchio Pci e dall'indottrinamento della Scuola delle Frattocchie) ha dato, anche all'elettorato più diffidente, la sensazione che la radice Pci, nel Pd, sia stata solo oggi definitivamente scompaginata (con i suoi ferrivecchi ideologici impresentabili ma anche agenti automaticamente come se fossero dei riflessi pavloviani) anche se, purtroppo, a ben 58 anni di distanza dalla destalinizzazione promossa nel 1956 dal Kruscev in occasione del ventesimo congresso del Partito comunista sovietico (Pcus) che rivelò a tutti, e con abbacinante chiarezza, i genocidi e i massacri di cui il Pcus era responsabile e a 25 anni dall'abbattimento del Muro di Berlino.

La via socialdemocratica (anche se è stata ovvia dovunque, dopo la destalinizzazione e il crollo del Muro) in Italia non si è sviluppata. Anzi dai Pci variamente mimetizzati sotto sigle sempre nuove, la socialdemocrazia è stata sempre vista, non come un'evoluzione, ma come una minaccia. Come se ci trovassimo ancora al Congresso di Livorno dove, già anche allora, il Pci fece la scelta sbagliata. Tra riformismo e comunismo scelse il comunismo. Con Renzi (e con un elettorato trasversale che ha creduto in Renzi) la grande glaciazione si è sciolta. Siamo diventati un paese normale. Almeno per questo.

Italia Oggi, di Pierluigi Magnaschi  27.05.2014

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