Casaleggio: "C'era un piano degli inglesi per Letta e
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Napolitano bis". Il cofondatore del Movimento 5 Stelle, che svela
un piano segreto degli inglesi per far entrare Letta a Palazzo Chigi
Raffaello Binelli - Mer, 21/05/2014 - 10:51
Per realizzare la mega intervista a Casaleggio sul Fatto quotidiano (due paginoni fitti-fitti che partono dalla prima) Travaglio è stato due ore faccia a faccia con il guru del Movimento 5 Stelle.
Gli ha chiesto un po' di tutto: le sue reazioni di fronte alle "sparate" di Grillo, il passaggio dalla Rete alla politica, i conti della Casaleggio Associati, se sia vero che lui è un massone, le espulsioni nel Movimento, la comparsata da Vespa e molte altre cose. Ma il giornale di Travaglio ha scelto di titolare - come era giusto fare dal punto di vista giornalistico - sul piano segreto degli inglesi per portare Letta a Palazzo Chigi e far restare Napolitano al Quirinale. Un piano che, come rivela Casaleggio, sarebbe stato svelato a lui e a Grillo all'ambasciata britannica a Roma, sei giorni prima del voto per il Colle. "Era il 10 aprile 2013 - racconta casaleggio - una settimana prima delle elezioni presidenziali. Eravamo Grillo, io e due nostri collaboratori. L’ambasciatore ci chiese di incontrare Enrico Letta, allora vicesegretario del Pd, che aspettava in un’altra stanza ma rifiutammo... a un certo punto l’ambasciatore o il suo braccio destro ci domandò: che ne pensate della rielezione di Napolitano?". "Poi - prosegue, - quando due settimane dopo ci trovammo Napolitano rieletto e Letta presidente del Consiglio, ci dicemmo che forse qualcosa non quadrava... È una prova della forte influenza che i governi stranieri hanno sulle scelte politiche italiane". Nel faccia a faccia con Travaglio il cofondatore M5S ripercorre gli esordi del movimento, cita l’incontro con Beppe Grillo, il primo V-Day, il "muro" del centrosinistra davanti alle proposte avanzate da Grillo a Prodi. Spiega poi di non provare mai imbarazzo davanti alle "sparate" di Grillo: "Se usa dei toni forti per esprimere un’opinione, bisogna concentrarsi sull’opinione". Possibili alleanze con le altre forze politichi? "Noi non rifiutiamo le alleanze in quanto tali, ma solo se ci obbligano a sposarci per corrispondenza con uno che non conosciamo". E azzarda una previsione: "Se vinceremo le Europee con un buon margine torneranno le larghe intese, anzi larghissime", per questo "se vinciamo, chiediamo che se ne vadano sia Renzi sia Napolitano". Giudizio tutt'altro che sprezzante nei confronti del Presidente della Repubblica: "Mi è parso una persona che, per capacità e razionalità, dimostra meno anni di quelli che ha", "non ha cercato di intortarci, voleva capire chi siamo". Quando Travaglio gli chiede se lui sarebbe disposto a fare il ministro il guro del Movimento 5 Stelle risponde ostentando sicurezza: "Dipende dal Movimento, ma perché no?". E aggiunge che vorrebbe occuparsi di Innovazione. Un pensiero lo rivolge anche al leader. Grillo "lo vedrei bene ministro". Incalzato sull’asticella per parlare di vittoria del M5S alle Europee non si sbilancia più di tanto. Si limita a dire: "Un voto in più del Pd".