Brunetta: "Trame di Tremonti al Colle e le ultime ore

di Berlusconi premier"

19 maggio 2014, Libero

"Berlusconi deve cadere, cronaca di un complotto". Il titolo del nuovo libro di Renato Brunetta è eloquente. Il capogruppo dei deputati di Forza Italia ora racconta la sua verità svelando i retroscena su quel novembre 2011 che accompagnò alla porta di palazzo Chigi, Silvio Berlusconi. E così Brunetta fa un racconto dettagliato di quelle ore e di quei giorni che segnarono la caduta del governo Berlusconi. Il racconto parte dal decreto sviluppo che il governo presenta al Capo dello Stato. "Matteoli, Romani e io confermiamo che il testo del decreto è pronto e correttamente l'avevamo inviato al ministero dell'Economia e delle finanze, perché lo facesse proprio. Però dal Mef non avevamo avuto alcun cenno di vita, tanto meno dal ministro", scrive Brunetta sul suo libro in uscita con il Giornale.

La telefonata con Napolitano - A questo punto entra in scena Giorgio Napolitano: "All'uscita dall'ufficio di presidenza del Pdl, il premier Berlusconi mi chiede di chiamare il presidente della Repubblica per capire la natura e la rilevanza delle difficoltà. Il presidente Napolitano mi dice ruvidamente: 'Ma chi vi ha detto di fare un decreto? Fate piuttosto un maxiemendamento alla legge di Stabilità'. Ho la risposta pronta e vera: 'Ce lo chiede l'Europa. Berlusconi domani ha il G20 di Cannes, non è che possa andare a spiegare che le politiche di sviluppo e le riforme sarebbero state un maxiemendamento'. Napolitano inamovibile dice: 'Dimmi, Brunetta i nomi dei capi di Stato e di governo che in Europa ci chiedono il decreto che li chiamo io uno per uno'". Insomma il Cav secondo Brunetta viene abbandonato al suo destino. Il g20 di Cannes è alle porte e Berlusconi senza un decreto tra le mani affronta il faccia a faccia con i leader europei con preoccupazione.

Chiama Ferrara - "Quella sera del 2 novembre si fece molto vivo Giuliano Ferrara, scuotendoci dalla desolazione. Con una telefonata in pieno Consiglio sostenne con la nota gagliardia la tesi della prova di forza con il Quirinale. Diceva che se avessimo abbozzato sarebbe stata la fine. Lo è stata, aveva ragione", racconta Brunetta. Poi parla del ruolo di Tremonti, accusando l'ex titolare del Tesoro di aver messo in atto uno sciopero bianco. "Non ho mai saputo se Tremonti fosse seduto davanti a Napolitano, convinto che a essere stato tradito era proprio lui, e da noi tutti, soprattutto da me. Resto convinto della buona fede di Giulio. Era convinto che la sua pozione di rigorismo assoluto avrebbe salvato l'Italia e il mondo. La cattiva scienza di Tremonti gli ha dettato pessime azioni. In quei giorni aspettava sulla riva del fiume, prima fosse scivolato sulle acque il cadavere del governo, prima si sarebbe verificato quel che doveva accadere. La fine di un'epoca e l'inizio di una nuova, dove forse c'era un cavallo bianco pronto per essere montato da Giulio".

Drammatico G20 - A questo punto Brunetta entra nella cronaca del G20 di Cannes ultimo atto prima della caduta di Silvio in favore di Monti: "Berlusconi si reca a mani vuote al G20. Sull'aereo di Stato che quel mattino del 3 novembre lo portava in Francia dietro di lui stava proprio Tremonti. Berlusconi era disarmato, psicologicamente e istituzionalmente. Confidava molto nelle sue capacità relazionali, ma evidentemente queste non bastavano più, e lo sapeva. Senza nulla da appoggiare sul tavolo. Qualcosa di cui potesse dire: Ehi, ragazzi, questa roba, mentre voi la leggete, in Italia è già legge. Ma a Berlusconi tocca recitare la parte, e chi ha che può sostenerlo in questa campagna disperata? Guarda dietro il sedile dell'aereo, e chi c'è? Tremonti! Unica compagnia: Tremonti!". L'attacco all'ex ministro prosegue: "Berlusconi viene subito assediato dal branco, mentre Tremonti si defila e osserva, salvo fiancheggiare Berlusconi almeno nella riunione finale. Con Sarkozy che spinge per un vero e proprio commissariamento dell'Italia e l'Fmi che decide di monitorare i conti pubblici italiani. E la Merkel che guarda compiaciuta la sofferenza visibile di Berlusconi per la sorte non tanto del suo governo, ma quella del suo Paese".

Il ruolo di Tremonti - Poi affonda il colpo su Tremonti: "Fa male leggere all'alba di marzo 2014, a firma del ministro Tremonti, la ricostruzione di quello che è accaduto nel 2011. Una descrizione degli eventi di chi vuol dimostrare, ex post, che aveva capito tutto. Che tutto è cominciato per un problema del sistema bancario tedesco e francese, che negli anni precedenti al 2011 aveva finanziato irresponsabilmente Grecia, Irlanda e Spagna, e in quella estate era giunto al punto di non ritorno. Che è stato sbagliato accettare di contribuire al fondo Salva-Stati europeo in base alla quota di partecipazione del nostro paese al capitale della Bce e non in percentuale rispetto all'effettivo grado di esposizione al rischio estero di ciascun sistema bancario-finanziario nazionale". Infine Brunetta chiosa: "Insomma, lui non voleva che il governo di cui era onnipotente ministro dell'Economia continuasse. Desiderava prendere il posto del presidente del Consiglio. E ha semplicemente lasciato che altri facessero per lui. Gli altri stavano strozzando Berlusconi, lui si limitò a tenerlo fermo, non consentendogli di far nulla".

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