Lo scalpo di Speranza. Il PD aveva bisogno di agitarne
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uno. Quello di Genovese. Vergogna
Qui qualcuno ha bisogno di agitare uno scalpo – aveva malamente usato l’orrenda parola il capogruppo del Pd Roberto Speranza –. Noi questo non lo permetteremo”. E invece lo hanno permesso. E permesso sarebbe ancora il meno grave. Il peggio è che quelli chiedevano lo scalpo, e gli sciagurati risposero. Lo sciagurato Speranza, lo sciagurato partito. La procedura di voto palese, la gogna parlamentare, per decidere l’arresto del deputato del Partito democratico Francantonio Genovese è stata, come ognuno vede, la diretta conseguenza del cedimento del Pd all’orda, la scelta di votare a favore dell’arresto. Il voto palese, invereconda ultima foglia di fico dei democratici per mostrarsi consapevoli di un ributtante simulacro di trasparenza, è stato invece lo scempio del cadavere. Lo scalpo appunto. Lo sciagurato Speranza, uno che spesso si fa uscire di bocca le parole sbagliate al momento sbagliato, ma forse in fondo è una dote medianica, quella di svelare i pensieri neri di molti cuori, aveva malamente usato la parola giusta: lo scalpo. “Qualcuno ha bisogno di agitare uno scalpo”. Peccato che quel qualcuno, assai più di Beppe Grillo e dei suoi barbari urlanti, fosse lui, e fosse il suo partito. Non c’è nemmeno bisogno di scomodare Freud, è solo cinismo inconsapevole, dunque colpevole. Il mattino dopo, come un’excusatio non petita, o come un gaglioffo tentativo di girare il disastro in vittoria, il quotidiano fondato dal povero Antonio Gramsci titolava a tutta pagina: “Genovese, il Pd spiazza Grillo”. Spiazza? Al massimo, per stare al gergo calcistico, aveva giocato d’anticipo. Aveva bisogno di uno scalpo, il Pd. Da regalare agli elettori. #Shameonyou.
Foglio, 17 maggio 2014 - ore 06:59