Vetture. Certificato e libretto addio:

così la fusione Aci-Motorizzazione

I passaggi di proprietà? Costeranno 25 euro. Ma il duello è appena iniziato

di Andrea Ducci, Il Corriere della Sera, 12.5.2014

ROMA - Matteo Renzi è stato lapidario. Lo scorso 30 aprile annunciando la riforma della Pubblica amministrazione il premier in pochi secondi ha preconizzato «l’accorpamento di Aci, Pra e Motorizzazione civile». Una bomba agli occhi di due mandarinati come l’Automobil Club d’Italia e la Motorizzazione civile, da sempre abituati a convivere l’uno con l’altra nella rassicurante certezza che nulla sarebbe cambiato. Il punto è che questa volta il commitment di Palazzo Chigi è senza precedenti e punta a smantellare il sistema che impone ai proprietari di un’auto sia il certificato di proprietà (a cura dell’Aci) sia il libretto di circolazione (a cura della Motorizzazione). Ma la strada è lunga ed è prevedibile che quando la riforma arriverà in Parlamento le opposte lobby politiche, in questo caso trasversali, si scateneranno. Per ora domina la cautela. Qualcuno come il viceministro Nencini o l’ex ministro Matteoli si sbilancia, il primo a favore della Motorizzazione e il secondo dell’Aci, ma i più preferiscono aspettare le mosse del governo.

L’idea di Renzi è creare una nuova carta del veicolo, gestita attraverso un’unica banca dati del parco auto, eliminando sovrapposizioni e inefficienze tra due strutture autoreferenziali e da sempre uguali a loro stesse. In ballo c’è anche una partita economica, che vale 190 milioni di euro, ossia i ricavi incassati dall’Aci attraverso la gestione dei servizi del Pra (Pubblico registro automobilistico). La novità, va da sé, ha precipitato due inossidabili pezzi della Pubblica amministrazione in una guerra strisciante per stabilire chi sopravviverà. La scadenza è il consiglio dei Ministri del 13 giugno, giorno in cui Renzi vorrebbe approvare la riforma della P.a..

Da una parte, come detto, c’è l’Aci, un ente pubblico vigilato dal ministero del Turismo, forte di un presidio di 106 uffici provinciali e 400 sportelli che nel 2013 hanno gestito 1,1 milioni di operazioni. All’interno del Pra l’ente, presieduto da Angelo Sticchi Damiani, occupa 2.500 persone su un totale di quasi 5 mila. La loro principale attività è legata al certificato di proprietà, il foglio che attesta la certezza giuridica del possesso di un auto. Alla Motorizzazione spetta, invece, la certificazione dei dati tecnici (potenza, dimensioni, peso eccetera) di un veicolo, riassunti nel libretto di circolazione. La Motorizzazione, a differenza dell’Aci, non è un ente bensì una direzione generale di un dipartimento del ministero dei Trasporti.

A capo del dipartimento c’è Amedeo Fumero, mentre al vertice della direzione, che impiega oltre 2 mila dipendenti, siede Maurizio Vitelli. Entrambi sono determinati a sottrarre all’Aci la gestione del Pra e procedere all’istituzione di un unico archivio generale dei veicoli, facendo leva sugli 88 uffici provinciali della Motorizzazione (56 mila le operazioni gestite nel 2013). Prendendosi il Pra al ministero confidano di incamerare i 190 milioni di euro versati ogni anno dagli automobilisti per i passaggi di proprietà. Di più, l’obiettivo è risparmiare: il calcolo di Carlo Cottarelli in sede di spending review è assorbire i 2.500 dipendenti dell’Aci, il cui costo è circa 130 milioni, e ottenere economie per 60 milioni. Questi soldi potrebbero tradursi in un risparmio di circa 11 euro per le pratiche di trasferimento di proprietà. Le nuove immatricolazione o i passaggi di proprietà potrebbero, insomma, avere un costo amministrativo di 25 anziché 36 euro (il costo complessivo supera 400 euro per effetto delle imposte provinciali e di bollo). A sposare pubblicamente la causa di Fumero e Vitelli c’è il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini. «Il nostro obiettivo è salvaguardare i posti di lavoro, fare risparmiare lo Stato e i cittadini, e, infine, rendere più efficiente il servizio». Più laico si è mostrato finora il ministro Maurizio Lupi. E qui sta la controffensiva dell’Aci, dove Sticchi Damiani e il segretario generale, Ascanio Rozera, intendono arrivare all’appuntamento del 13 giugno ribaltando il risultato: assorbire parte degli uffici della Motorizzazione e trasferire in capo all’Aci la gestione dell’archivio unico.

Lo scorso 6 maggio in una riunione al ministero dei Trasporti l’Aci ha calato le carte per evitare di farsi sfilare soldi e dipendenti. In sintesi, l’Automobil Club si è detto pronto a gestire l’archivio unico, offrendo alla Motorizzazione la propria piattaforma informatica e le 106 sedi Aci. In più quest’ultima ha rilanciato con due proposte: accollarsi una parte degli esuberi previsti al ministero dei Trasporti e gestire l’attuale archivio della Motorizzazione garantendo 66 milioni di risparmi rispetto ai costi attuali. Nencini ha ribadito di «non ritenere concrete le proposte di Aci». Più cauto l’ex ministro dei Trasporti Altero Matteoli, «attenzione a smantellare il Pra, una delle poche strutture che ha dimostrato di funzionare bene. In ballo ci sono, tra l’altro, miglia di posti di lavoro».

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