Lunga vita al Vigorelli. Il tempio del ciclismo è salvo
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Il Vigorelli è vivo, lunga vita al Vigorelli.
Il monumento al ciclismo e alla bicicletta è salvo. Il comune e la sovrintendenza per i beni architettonici hanno infatti raggiunto un accordo sul futuro del velodromo: no al progetto di ricostruzione del vecchio impianto, sì al restauro conservativo. Saranno quindi rispettati i vincoli della sovrintendenza che riguardavano non solo la struttura architettonica, ma soprattutto lo storico anello in legno di pino svedese, teatro di grandi riunioni (gare ciclistiche su pista), sei giorni e record dell'ora.
Milano riavrà il suo Vigorelli, quello di sempre, quello mitico. Nessun nuovo progetto, nessun nuovo anello di 250 metri a norma di regolamento internazionale per le competizioni su pista. Rimarrà il tracciato di 397 metri con le curve verticali, che si inerpicano oltre il 40 per cento di pendenza, la vecchia pavimentazione verrà sostituita con una nuova, non in pino svedese, ma in un materiale diverso, più economico e, almeno secondo i calcoli, più resistente. Rimarrà tutto com'è, anzi com'era, perché negli ultimi 13 anni il Vigorelli esisteva solo sulla carta, come struttura. Le biciclette, le sue naturali abitanti, sul tracciato di via Arona non ci entravano a gareggiare dal settembre 2001. Il comune ci aveva messo il football americano, prato centrale coperto da erba sintetica, palla ovale e tipi muscolosi al posto delle esili figure che spingevano le "macchine a pedali".
Le bugie di speculatori e disfattisti, di chi diceva "non si può ripristinare un anello di 400 metri se gli standard del ciclismo su pista sono ora di 250 metri" sono state smascherate. E così il tempio della velocità ritroverà le biciclette, e i suoi eroi. Non poteva essere altrimenti per un impianto sportivo che porta il nome del più grande di tutti, almeno in pista: Antonio Maspes. Milanese, classe 1932, sette volte campione del mondo della velocità, negli anni Sessanta i suoi duelli con Sante Gaiardoni tolsero il respiro all'Italia, loro come novelli Coppi e Bartali: Antonio elegante e scaltro, Sante potente e irresistibile. Nel 1962 uno dei loro duelli più belli. Mondiali a Milano, il Vigorelli Scala del ciclismo. Il copione è quello di sempre: tre giri secchi e sprint finale, chi anticipava l'altro avrebbe vestito l'iride. Allo start i due si scrutano (chi partiva davanti aveva elevatissime possibilità di perdere), va in scena la variante, l'antitesi stessa della velocità. Il termine è francese, surplace. Tecnica e classe, equilibrio su due ruote di 23 millimetri di larghezza. Maspes e Gaiardoni restano immobili, si fanno equilibristi, il pubblico mugugna, poi rimane in religioso silenzio. Un'ora a controllarsi, lo sforzo è enorme per non mettere il piede a terra, Sante fa una smorfia di troppo è fradicio di sudore, non ce la fa più, fa una mezza pedalata. Antonio se ne accorge, lancia la volata, vince.
Il Vigorelli prima e dopo è stato altro. Record dell'ora, di Olmo (1935), Coppi (1942), Anquetil e Ercole Baldini (1956), Rivière (1957 e 1958), riunioni pasquali, quando a Milano si faceva solo una cosa, si andava al Vigorelli, sei giorni, arrivi di Giri d'Italia, Giri di Lombardia e Trofei Baracchi, partenze di Milano-Sanremo, addirittura sci di fondo nel gennaio del 1997. Ciclismo ma non solo. Anche concerti, come quello dei Beatles, 1965, primo concerto italiano degli "scarafaggi" di Liverpool, e poi Led Zeppelin che lì nel 1971 dovettero smettere dopo pochi minuti per gli scontri tra fan e polizia.
Ora il Vigorelli tornerà. Il Vigorelli è vivo. Lunga vita al Vigorelli.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Giovanni Battistuzzi