L’Onu adesso processa i “torturatori” del Vaticano.

Chi c’è dietro. Nel mirino anche l’aborto

“Gli abusi sessuali del clero sono una forma di tortura”. L’imposizione di una agenda liberal sulla morale sessuale

A febbraio, il Vaticano fu messo sotto accusa dalla commissione Onu sui Diritti del bambino per la sua “complicità” negli abusi sessuali del clero. La commissione lanciò anche una guerra culturale chiedendo al Vaticano di cambiare politica in materia di aborto, omosessualità e contraccezione. Il secondo round della guerra delle Nazioni Unite contro il Vaticano, rappresentato dal nunzio Silvano Tomasi, si terrà, sempre nella cornice di Ginevra, il 5-6 maggio. Stavolta la chiesa cattolica dovrà rispondere, neanche fossero gli ascari di Bashar el Assad, alla commissione contro la tortura, sempre a causa degli abusi sessuali. A fomentare presso questa agenzia Onu la campagna contro il Vaticano, dove Papa Francesco ha appena inaugurato la nuova commissione sugli abusi dell’infanzia guidata dal cardinale Sean P. O’Malley, è stato il Center for Constitutional Rights, che si felicita che “per la seconda volta in quattro mesi alti funzionari cattolici vengono chiamati davanti all’Onu per rispondere della questione del rispetto dei diritti umani da parte del Vaticano in merito alla perdurante crisi mondiale delle violenze sessuali e degli insabbiamenti nella chiesa cattolica”. Questo centro si muove per conto del Survivors Network of Those Abused by Priests, un network di vittime, vere o presunte, della pedofilia nel clero, la cui serietà nella raccolta e diffusione delle informazioni è stata più volte messa in discussione.

In uno “shadow report” del Center for Constitutional Rights si dice che “l’opposizione del Vaticano all’aborto e alla contraccezione viola i termini della Convenzione contro la tortura”. L’americano Solidarity Center for Law and Justice denuncia che la commissione Onu rischia di indebolire la causa della lotta alla tortura “imponendo” una agenda liberal sulla morale sessuale.  Fra le ong che accuseranno il Vaticano a Ginevra c’è il Center for Reproductive Rights, leader mondiale nelle controversie giuridiche legate all’interruzione di gravidanza. Ci sarà il Child Rights International Network, la cui relazione a Ginevra avrà per titolo “Gli abusi sessuali del clero come forma di tortura”. A capo di questa commissione Onu, di cui fa parte anche un italiano (Alessio Bruni), c’è il giurista cileno-americano Claudio Grossman, noto per le sue posizioni progressiste su aborto e matrimonio gay. A spalleggiare Grossman ci sarà Felice Gaer, la stessa che ha rappresentato gli Stati Uniti alla conferenza Onu pro aborto di Pechino nel 1994.

FQ. di Giulio Meotti5 maggio 2014 - ore 09:08

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