Vittorio Veneto senza leader moderati alle elezioni

Qualcuno aveva previsto la risposta di Gava per fine mese:

ha sbagliato di 20 giorni. La suspense era fra la scelta di servizio alla città e professione. Risultato: fare politica seria anche locale non è facile in ispecie a Vittorio città di frontiera dove si fronteggia una classe dirigente che non sa rinnovarsi e una giovane che non ha progetti ne idea di come liberarsi di quella tutrice.

Situazione politica locale:

- come tanti anni fa, in un momento di crisi della sinistra tradizionale, prende luce  la bi-formazione culturale socialista agitata da Pasquotti e adombrata da Gava. Il primo tenacemente  calato nella ultima trincea a difesa della aprioristica e non salvifica  unità a sinistra e il secondo aperto ad altre esperienze culturali  e progetti. Il resto, a sinistra è formato da una serie di movimenti in cui brilla, fino a questo momento, per impegno di indagine e proposta ammnistrativa quel “Partecipare Vittorio” della prima  ora che ha trovato poi riparo e consistenza  politica in SEL. Meno male che nel complesso e non molto alto dibattito, c’è il problema traforo che tiene un po’ di banco anche se oramai di fondo risolto. Il resto sembra roba già vista. Gava lascia senza riferimento  però un a parte di elettorato moderato  e dove andrà questo?

- Pd fa quello che oggi, sparita la verve propositiva di un tempo per annacquamento ideologico, può. Afferma  giustamente la sua leadership politica come antagonista principe alla Lega ma poi esce con la proposta dei” negozi ai giovani” il che fa pensare che il prossimo programma elettorale sarà improntato alla rincorsa ai temi di moda contrabandati come” nuova sinistra” e  miranti alla conquista di un elettorato giovane e sinistrorso che alberga meglio in altre formazioni che non nel PD.   Recupera i Comitati di Quartiere senza una analisi della loro operatività passata e di una eventuale piattaforma futura, fa il ragioniere sui conti Lega, difenderà le sue posizioni acquisite nel tempo nella sanità e altri gangli vitali della città. Al suo interno avrà ragione la vecchia e tradizionale  formula “ noi migliori” e giù bombe. Niente novità, niente visioni  politiche superterritoriali, integrazioni, cooperazioni e progetti economici e culturali. Ma in definitiva la campagna sarà moscia trovando momenti di “altezza” nel rinfacciamento del passato piuttosto che nelle prospettive future  e porterà a vincere chi governa.

-Lega. Ha a disposizione campi da arare per mancanza di “coloni” per cui può perdere solo per colpa sua e se: 1) non comprende che da sola non può farcela e deve recuperare da altri sensibilità che non ha mai avuto nel campo culturale, economico e visionario 2) che voti di sinistra da aggiungere a quelli che ha da diverso tempo, sono possibili solo se si aprirà al confronto e non alla Salvini ma tenendo conto che la città ha fermenti sociali che non appartengono proprio alle minoranze e torno a virgolettare “Partecipare Vittorio” e Dotta e il filone cattolico 3) che i consensi attorno a Gava, che ha bocciato senza mezzi termini la soluzione “sinistra pasquottiana ma anche tononiana”,  sono catturabili con la politica e il sociale  che in caso contrario si rifugerà nella astensione dal voto regalando al PD la maggioranza con la minoranza pari 30% dei consensi che riceverà come a Treviso Una Lega diversa da quella conosciuta, insomma e meno casareccia, meno chiusa in se stessa.

Bella sfida e a Gava i vittoriesi dovranno essere grati perché la sua assenza ha messo in moto ugualmente un rinnovamento politico. Si spera.

Corvo Rosso, 10.3.2014

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