Un'Imu mascherata e Alfano non la vede
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La coppia Renzi-Delrio ha fatto quello che non era riuscito
a fare il mite ex premier Enrico Letta, cioè a tassare la prima casa più di quanto avesse fatto Monti
Francesco Forte - Dom, 02/03/2014 - 07:39, Il Giornale
La coppia Renzi-Delrio ha fatto quello che non era riuscito a fare il mite ex premier Enrico Letta, cioè a tassare la prima casa più di quanto avesse fatto Monti con l'Imu (poi abolita grazie all'intervento di Berlusconi).
Alfano dice che questo governo deve durare sino a fine legislatura perché ha il compito di ridurre le tasse, ma queste aumentano con il decreto. Diceva che Nuovo centrodestra era la barriera contro questa tassazione. La barriera si è sbriciolata. I dati contenuti nel decreto parlano chiaro come rileva IlSole24Ore in un articolo di Salvatore Padula. L'aliquota massima della Tasi, che aveva un tetto al 2,5 per mille, passa al 3,3 per mille che è molto vicino al 4 per mille di Monti, con possibilità di attuare esoneri e riduzioni per i soggetti con abitazione di minor valore catastale e riduzioni per i carichi di famiglia, a discrezione dei vari Comuni. Per questo scopo i Comuni ricevono anche 625 milioni. Sicché possono riprodurre nella Tasi gli esoneri e le riduzioni che facevano per l'Imu prima casa. Ma se ne fanno di meno, possono portare a casa più soldi con la Tasi che con l'Imu per la prima casa. L'importo di 625 milioni, per 500 è finanziato eliminando gli sgravi che dovevano essere fatti nella tassazione personale dei nuclei familiari. C'è quanto meno un aumento di imposte di mezzo miliardo. Ma poiché il tetto al totale di aliquote Imu+Tasi che era stato fissato al 10,6 sale all'11,4 per mille, è possibile per i Comuni aumentare il gettito sulla prima casa di 0,8 punti dando meno sgravi sulle prime case di minor valore. Inoltre, poiché sono in atto revisioni delle classificazioni degli immobili nelle varie categorie, le basi imponibili sono aumentate. E quindi il gettito può aumentare anche con gli sgravi di prima. Siamo così tornati alla situazione creata da Monti per la prima casa. Ma per il complesso degli immobili il carico cresce. Nella tassazione della prima casa la Tasi sostituisce l'Imu, ma per quelli colpiti da Imu si somma. Con questo gioco delle tre carte del gatto e la volpe, cioè di Renzi (volpe fiorentina) e Delrio (gatto emiliano svelto a portare a casa ciò che vuole) le tasse sugli immobili sono aumentate sia rispetto a Monti che a Letta, che le aveva già aumentate sui proprietari di immobili diversi dalla prima casa per recuperare il gettito perduto con tale esonero. Questo insomma è il terzo aumento della tassazione immobiliare dovuto a tre governi nati fuori dal sistema parlamentare. Imperturbabile Alfano, capo di Ncd, dichiara invece che la politica del governo Renzi consiste nel ridurre le imposte e che tale governo non deve servire a fare la riforma elettorale e a votare, ma deve essere un governo di legislatura. Mentre la grande alleanza Pd-Forza Italia per il governo Letta tramontava e si profilava la nuova versione del governo Letta con la piccola alleanza Pd e scissionisti Ncd è spuntata la Tasi, che non è un tributo per i servizi locali indivisibili ma l'Imu sotto diverso nome, avendo la medesima base imponibile di natura patrimoniale costituita dai valori catastali rivalutati ed avendo aliquote che non variano con il costo dei servizi ma con delibera comunale. La Tasi è nata piccola. Man mano che si rafforzava Renzi nel Pd la voce di chi ne chiedeva l'aumento prendeva più spazio. Ora con Renzi e Delrio alla presidenza del Consiglio essa è cresciuta. Ma si tratta solo del primo atto, perché con il 2015 la barriera dell'11,4 per mille cadrebbe. E di conseguenza se questo governo riuscisse a durare per tutta la legislatura, la lievitazione della Tasi sarebbe assicurata. Alfano tace al riguardo, il premier e il suo sottosegretario (due ex sindaci di comuni rossi come Firenze e Reggio Emilia, nelle due regioni - Toscana ed Emilia - ove il Pci ha sempre dominato e dove si è covato l'uovo del serpente del cattocomunismo trasformato nel nuovo Pd) hanno nel loro Dna le tasse con priorità a quelle comunali. Così le aumentano: non per ridurre il deficit di bilancio o per fare investimenti infrastrutturali di modernizzazione tecnologica e così rilanciare l'economia produttiva ma per finanziare le spese dei Comuni. Eugenio Bruno e Marco Mobili sul Sole24Ore scrivono: «Chissà che non sia proprio la presenza di due ex sindaci a Palazzo Chigi, in veste l'uno di premier e l'altro di sottosegretario, ad avere accelerato la conclusione di una vicenda che interessa tutti i sindaci di Italia». Faccio solo due chiose a questa pertinente osservazione. Tolto il chissà dubitativo, preciso che l'operazione è a carico dei ceti medi e dei medio-piccoli che risparmiano. Interessa soprattutto i sindaci del Pd e alleati. A questo serve l'appoggio alfaniano al gatto e alla volpe.