Agenda #adesso. 1- Legge elettorale.
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2- Jobs Act. 3 - Guardarsi dagli amici
Legge elettorale e Jobs Act. Il governo del sindaco ha un’Agenda, e Matteo Renzi intende fare presto. La percussione delle sue parole è sintomatica. “La disoccupazione è al 12 per cento. Cifra allucinante, la più alta da trentacinque anni”, ha detto il Sindaco d’Italia su Twitter. “Ecco perché il primo provvedimento sarà il Jobs Act #lavoltabuona”. L’aumento della Tasi, inevitabile, approvato ieri, è l’ultimo regalo del governuccio di Enrico Letta. Ma “da domani si cambia”, ha detto Renzi. E dunque l’Agenda, quella seria, prima di tutto.
Martedì 4 marzo la riforma elettorale arriverà alla Camera. Il governo intende approvarla, in Aula, entro giovedì. Il cosiddetto Italicum è il cardine dell’accordo con l’amato competitor Silvio Berlusconi. Nessun ostacolo alle viste, dunque. Per ora. Almeno a Montecitorio. I problemi Renzi potrebbe trovarli, piuttosto, quando la riforma arriverà a Palazzo Madama, in Senato, dove la maggioranza è meno solida. E il Sindaco d’Italia, Renzi, lo sa: ha più amici nelle file dell’opposizione di Forza Italia, dove siede il compare Denis Verdini, che tra i banchi del governo dove siede l’infido Angelino Alfano, e nella maggioranza dove siede lo sconfitto Pier Luigi Bersani. Venticinque senatori del Pd hanno chiesto modifiche alla legge, e il Nuovo centrodestra di Alfano fa da sponda silenziosa alle trame che mirano a rallentare – bloccare – l’iter della riforma che Renzi vorrebbe approvata prima delle elezioni europee. Il Sindaco d’Italia vuole correre, i suoi falsi amici tentano di farlo inciampare. La riforma del Senato e quella del titolo V della Costituzione appaiono solo formalmente tra gli appunti dell’Agenda renziana. Ma sono utilizzati sia da Bersani sia da Alfano per minacciare il presidente del Consiglio.
E davvero l’Agenda è tutto. A Palazzo Chigi da ieri si è installato, assieme a Graziano Delrio, anche il fidatissimo Luca Lotti. E le luci adesso restano accese fino a tarda sera. Si lavora al Jobs Act. Il decreto va riempito, e va fatto presto. “Faremo una riforma al mese”, ha promesso – pirotecnico – Renzi. E questa, sul mercato del lavoro, è la prima delle riforme. Nei piani più ambiziosi di Palazzo Chigi il decretone potrebbe essere approvato entro aprile. “Crescita, non austerità”, è lo slogan, lo spirito che trasmette il nuovo ministro del Lavoro Giuliano Poletti. E’ allo studio anche un complesso di interventi che mirano a una riduzione sensibile delle tasse sui redditi, da finanziare con tagli immediati della spesa pubblica. E anche in questo caso, come per la riforma elettorale, Renzi trova al suo fianco Forza Italia, strattonato dai distinguo e dai silenzi contundenti d’un pezzo della sua stessa maggioranza. L’Agenda c’è. Se non gliela faranno mettere in pratica: elezioni.
Il Foglio, 1 marzo 2014 - ore 06:59