Matteo e le sue ragazze tra rosiconi,
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oppositori e innamorati
L’Amorazzo nostro, come lo chiama Marcenaro, gongola; gli altri rosicano. Non rosica il Cav. che anzi gli fa i complimenti e si appresta a un’opposizione intelligente (promessa che speriamo duri). Non rosicano Verdini e gli altri, tipacci di Firenze quando non di Prato o Campi Bisenzio. A rosicare sono i compagni di strada di Renzi, nei partiti e nei giornali, quelli che gli votano la fiducia. Strano ma vero.
Non voglio fare sarcasmo. Voglio capire perché e suggerire antidoti alla nausea migliori del Maalox. Il perché è ovvio e vale per tutti i rosiconi. Ci si affeziona alla propria eternità. Da qui, da fuori, ai limiti della rétraite, tutto è semplice, anche emozionalmente. Ci sono tanti libri da leggere, articoli da scrivere, papi da scrutare, gesuiti da studiare, e ci sarà spazio ancora per qualche tempo per vedere se la Mogherini o la Pinotti o la Boschi ci sanno fare, e se le altre e gli altri del governo più bello del mondo sapranno essere all’altezza della parte. Da dentro la politica attivistica – militante politica è anche la nostra di giornalisti servi – la questione è più brusca, fa attrito. La speranza si spegne. L’età è tiranna. Niente toni oraziani, tutto sembra svanire, la vecchia città è abbandonata ma le gioie della campagna non fioriscono nei cuori politici. Scompare la tradizione, anche la cattiva, anche l’idea che ci si può affermare a sinistra solo dicendo che Berlusconi è un pregiudicato e che gli esodati sono milioni, e che Giavazzi e Boeri sono scherani del capitale sfrenatamente liberista, e altre cazzate. Il posto nel proscenio non lo si trova più, avvelena l’attaccamento repubblicano o partigiano. Avanzano altri: punto. E sono autonomi, cazzo. Indipendenti e chiassosi, ignoranti o competenti ma pur sempre ilari e giocosi, twittano come matti, ostia. Sono italiani costruiti in questi vent’anni. Bene così. Sai che palle la Repubblica di Fazio e Serra.
Pannella l’avrei visto bene alla Giustizia, vecchio amnistiota provocatore e riformatore, ma quando dice che il governo Renzo, proprio Renzo con la “o”, nasce per buttare fuori la carica di rinnovamento dei radicali transnazionali, e cita Emma, ecco il latte mi scende fino alle ginocchia. Marco, è una cara sorella tua e delle tue battaglie, ma è un bonzo, una bonza. Dài che lo sai anche tu. Rosicone.
Enrico Letta l’avevo accolto con gioia, con dolcezza. Dire che mi ha deluso è dire poco. Disprezzo per la politica, affabulazione zero, “inaccettabile”, “fare spogliatoio” e altre banalità del genere. Il tour europeo da paura: mai così sottomessi, Monti sembrava un re a confronto del giovane vassallo che gli fece il bis in circostanze da lotteria di Capodanno, su spinta dell’ottimo Napolitano. E con Alfano e i lupetti che ignobile pasticcio, dopo la sentenza Esposito, un patto micragnoso, di sopravvivenza, mentre avanzava l’onda che avrebbe travolto tutto: la tenaglia di un Renzi vincitore nel partito e di un Berlusconi che imparò presto l’arte politica, e non dimentica nemmeno nelle presenti ardue circostanze. Se uno è per cinquant’anni dentro, e ancora non ha imparato i rudimenti, cioè la possibilità o probabilità che una logica di puro lobbismo perda di fronte a una sfida politica decisa, bè, non ci posso fare niente. Fare politica sotto tutela: ora basta. Rosicone.
Ezio Mauro si è mascherato bene, con buoni argomenti. Si vede che i suoi amorazzi sono diversi dai nostri, ma ci ha provato. Rosichino.
Polito, l’amico Polito, ci ha spiegato per anni che Tony Blair era un figo, ora ho capito che gli piacciono solo i fighi degli altri. Nel trasversalismo giornalistico e politico, Antonio è un campione: ma anche i trasversalismi degli altri sono oggetto di condanna moralistica. Rosicone.
Ci sono poi quelli che non rosicano ma si oppongono, sono irriducibili. Li rispetto. E li raggiungo appena posso in compagnia di Macaluso e di Buttafuoco. Per adesso sono l’uomo più felice del mondo. In attesa di Marina, è arrivato il figlioccio, e ci vorrà uno sforzo notevole per indurlo a istronzirsi e appiattirsi sull’ideologia di Asor Rosa, Vendola o Scalfari. Votate il compagno greco. Intanto.
© - FOGLIO QUOTIDIANO , Giuliano Ferrara 3 febbraio 2014 - ore 12:30