C’è una vera Confindustria, a Pordenone

Flessibilità aziendale e taglio al costo del lavoro

per fare impresa

Una zona franca con un taglio al costo del lavoro lordo del 20 per cento tranne che per i superminimi di produttività e merito; con flessibilità per pause giornaliere, festività (il santo patrono spostato alla domenica), destinazione temporanea e fino al 30 per cento del monte ore a mansioni inferiori o superiori rispetto al contratto, assunzioni a tempo determinato per due anni, oltre a una pausa negli scioperi per un arco di tempo da definire. Sull’altro piatto, integrazioni aziendali a sanità, buoni per mensa, scuola, spesa e ticket pranzo, in aggiunta ai contributi della regione. E’ il documento dell’Unione industriali di Pordenone, presentato sabato per scongiurare la tentazione della Electrolux, il colosso della famiglia svedese Wallemberg, a delocalizzare altrove, e per rilanciare la ex “Manchester d’Italia” che da 15 anni è a secco di investimenti. Il costo orario del lavoro passerebbe da 24 a 19,2 euro con il congelamento degli scatti di anzianità e di premi risalenti a vent’anni fa. Un modello che scavalca e travolge le ipotesi minimaliste del governo e della Confindustria nazionale, mettendosi invece in scia alla Germania (dove il costo del lavoro, già più basso di quello italiano, è sceso del 6 per cento) e degli Stati Uniti che hanno un cuneo fiscale inferiore di 15 punti. La proposta, redatta da esperti d’impronta ulivista come l’ex ministro Tiziano Treu, l’imprenditore ed ex governatore Riccardo Illy, il presidente del Fondo italiano d’investimento Innocenzo Cipolletta, è stata inviata ai sindacati dal presidente degli industriali Michelangelo Agrusti, che ora ha come obiettivo “di convincere la Cgil, ma ci conto”. A livello romano, invece, viene presentata dalla Confindustria come “patto territoriale in deroga al contratto nazionale”, una formula ideata due anni fa nel tentativo inutile di trattenere nell’organizzazione la Fiat di Sergio Marchionne. Insomma, l’eccezione alla regola. Ma il piano è ben più di un’eccezione, come ha sottolineato sul Corriere della Sera Dario di Vico, definendolo “uno choc”; e il modello assomiglia proprio a quello della Chrysler di Marchionne respinto dai dirigenti confindustriali di ieri e di oggi, e dalla Cgil. La Confindustria c’è; ma a Pordenone.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 21 gennaio 2014 - ore 06:59

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