Licenza di uccidere» rinoceronti neri, specie super-protetta.

Lo metterà all’asta un Club texano.Proteste e minacce di morte

MILANO - Salvare il rinoceronte vendendo il diritto di ammazzarlo: è questa l’idea del Dallas Safari Club, che detiene il raro - e dubbio - privilegio di poter dar caccia in Namibia al rinoceronte nero, specie in grave pericolo d’estinzione. E così, il diritto alla caccia sarà oggetto di un’asta milionaria.

PROTEZIONE A FUOCO - Il club di caccia statunitense ha annunciato che venderà la «licenza di uccidere» sabato 11 gennaio, durante la sua convention annuale, attualmente in corso con la partecipazione record di ben 45mila persone. Il ricavo stimato della vendita è di un minimo di 250mila dollari, fino all’obbiettivo di un milione di dollari. Il permesso di caccia arriva direttamente dallo Stato africano al quale - secondo quanto dichiarato dal ricchissimo Club texano - sarà devoluto il 100 percento del prezzo battuto all’asta. Si tratterebbe, insomma, di una «prima» nel fundraising per la conservazione - quella appunto di finanziare la protezione di una specie minacciata vendendo il diritto di ucciderne alcuni esemplari. In questo caso lo sfortunato sarà un maschio adulto del Parco Nazionale Mangetti. «Si tratta di una misura estremamente significativa nella lotta della Namibia per proteggere le sue popolazioni di rinoceronti neri» - ha dichiarato il direttore esecutivo del Club, Ben Carter. Sempre stando al Club, le autorità americane coopereranno col prode cacciatore che si aggiudicherà l’asta per permettere il successivo rimpatrio del «raro trofeo».

PROTESTE E MINACCE - L’asta è stata annunciata lo scorso ottobre, e nei mesi ha collezionato critiche da tutti gli Stati Uniti. Critiche che culmineranno in una protesta prevista per sabato a Dallas, a cui parteciperanno persone provenienti da tutto il Paese. Gli organizzatori stanno cercando di garantire un evento pacifico, ma non tutto lo è stato finora. Nelle scorse settimane, vari membri del Club hanno ricevuto minacce di morte, estese ai loro familiari: adesso una dozzina di email e post sul sito del Club sono nelle mani dell’Fbi.

PELLE E FUTURO NERO - Il rinoceronte nero (Diceros bicornis Linnaeus), un tempo la specie più estesa di rinoceronti in Africa, è oramai in uno stato «critico» rispetto al rischio di estinzione - una delle sue quattro sottospecie, il rinoceronte nero dell’Africa occidentale (Diceros bicornis longipes), è stata dichiarata ufficialmente estinta nel 2006 dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (Iucn) - l’autorevolissima istituzione che compila le Liste Rosse delle specie in pericolo. Fino al secolo scorso decimati dalla caccia, adesso lo sono da quella illegale. In Sudafrica, dove vivono le popolazioni più numerose, il bracconaggio quest’anno è sulla via di superamento dei livelli record dell’anno scorso (825 esemplari uccisi finora dal primo gennaio). Secondo le statistiche, due o tre rinoceronti neri vengono uccisi ogni giorno in Africa. Per molte organizzazioni conservazioniste, il mammifero «cornuto» rischia – al pari dell’elefante - l’estinzione nel continente entro il 2025. La domanda di corno di rinoceronte viene dall’Asia, e in particolare dalla Cina, dove gli vengono attribuite proprietà miracolose, una sorta di cura a ogni male, dal cancro al post-sbornia. Sul mercato nero vale più della cocaina, e ogni esemplare può fruttare fino alla cifra stratosferica di un milione di dollari.

CONSERVAZIONE ASSAI CONTROVERSA – In Namibia vivono 1800 rinoceronti neri sui 4/5mila rimasti oramai allo stato selvaggio nell’intero continente (un declino del 96 percento nell’arco di circa un secolo). Il Paese rilascia fino a cinque permessi l’anno per ucciderne un esemplare: il diritto alla caccia di specie protette è una controversissima pratica approvata dalla Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate, purché il denaro ricavato vada alle istituzioni preposte alla loro conservazione. Ed è proprio la Cites che ha concesso alla Namibia i cinque permessi annuali. In questo caso, infatti, «ogni centesimo» del prezzo di vendita all’asta andrebbe al Namibia’s Game Products Trust Fund, il meccanismo governativo per assicurare che i profitti derivanti dalla vendita di prodotti della fauna selvaggia siano usati esclusivamente a beneficio della sua protezione e quella delle comunità umane coinvolte. «Se questi multimilionari vogliono aiutare i rinoceronti, che diano soldi per aiutare i rinoceronti - ha replicato all’agenzia Afp Whyne Pacelle, presidente della Human Society, che ha presentato un’istanza al U.S. Fish and Wildlife service per proibire il rientro della carcassa - non c’è bisogno di accompagnare il trasferimento di denaro con una pallottola ad alto calibro». Uno degli argomenti forti tra chi trova la vendita oltraggiosa, è il fatto che dà il segnale che un rinoceronte morto vale di più di uno vivo. Il dibattito sulla bontà o meno della caccia a fini conservazionisti continua.

10 gennaio 2014, Il Corriere della Sera 

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